«La musica è semplicemente là per parlare di ciò di cui la parola non può parlare. In questo senso, la musica non è del tutto umana.»: questo ciò che disse una volta Pascal Quignard su una delle forme d’arte più belle e seguite al mondo. E ciò riportato in questo aforisma è, a quanto pare, l’immagine rappresentante del lavoro svolto da una delle nuove stelle nascenti: gli AquaSonic. La band olandese, dopo ben dieci anni di studio e perfezionamento delle tecniche di canto ed esecuzione, da inizio estate è in giro per il mondo in occasione del suo primo tour.
Il gruppo è composto da cinque elementi: Laila Showmand, Robert Karlsson, Morten Poulsen, Dea Maria Kjeldsen e Nanna Bech. Vederli all’opera è un vero incanto, ma dietro tutto questo c’è un duro lavoro poiché nonostante sia bastato poco per modificare l’amplificazione di alcuni strumenti come quelli a corda al fine di adattarli all’acqua, altri sono stati costruiti di sana pianta. Grazie a uno dei maestri del MIT di Boston, Andy Cavatorta, il quale s’intende ampiamente di robotica, ingegneria e musica, AquaSonic ha potuto implementare apparecchiature come il Rotacorda, una sorta di ruota idraulica di origine romana, e il Crystallophone, gigantesca armonica di vetro e cristallo. Per di più, il canto prodotto ricorda quello emesso dalle sirene: per raggiungere tale scopo, mediante vasche piene di circa diecimila litri d’acqua, i suoni generati vengono amplificati per mezzo di Idrofoni e diffusi in sala con massima delicatezza. Per non sovrapporsi, i musicisti utilizzano anche degli auricolari che compensano il fatto di potersi vedere poco a causa dei vetri e della piccola lontananza. A turno, infine, fuoriescono dall’acqua per riprendere fiato un attimo.
Esperti di acustica marina e di climatica, appartenenti alle migliori università del mondo (come quelle di Toronto, Berlino, Aarhus e Boston), hanno aiutato i ragazzi a fondere insieme tecnologia, fisica e meccanica, costruendo strumenti musicali più che innovativi. L’orchestra, difatti, è composta da attrezzature come, oltre quelli sopracitati, un’arpa elettromagnetica, le percussioni, fra cui 24 campane tibetane, e un violino in fibra di carbonio. Il tutto, per una performance, sia musicale che visiva, assolutamente imperdibile!
Anastasia Gambera
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