Quest’anno si celebrano i 50 anni di Revolver lo storico album dei Beatles, su quel disco si trovano successi come Yellow Submarine e Eleanor Rigby. Proprio quest’ultima canzone è diventata il simbolo di un sentimento di solitudine e distacco che attanagliava il quartetto di Liverpool ed in cui il mondo intero si rispecchiò nel 1966. A mezzo secolo di distanza, la situazione non è cambiata. Quel grido muto che chiede aiuto è sempre più assordante, in una società iperconnessa nel mondo digitale, ma che segretamente si strugge per un rapporto reale sempre più raro e prezioso. L’essere umano ha bisogno di contatto fisico per essere felice: quando si è bambini è fondamentale per un corretto sviluppo, in età adulta, invece, è importante perché provoca un rilascio nel cervello di dopamina, un ormone capace di stimolare il buonumore.
Ed è proprio per questo bisogno esistenziale che nell’anno in cui la realtà virtuale fa ingresso sul mercato, si assiste ad un prolificare di attività che vorrebbero invertire la tendenza cercando di recuperare quello spazio di incontro interpersonale sempre più inquinato da relazioni di facciata, caratterizzate da uno sfiorarsi superficiale e frenetico. Linklater nel suo film Waking Life, denuncia questo fenomeno invitando a smettere di comportarsi come formiche impazzite per recuperare un momento umano in cui due persone possano incontrarsi veramente. Per squarciare questo velo che separa le persone e che ogni tanto sembra un muro, diverse associazioni hanno deciso di scendere in strada organizzando delle feste in cui ci si deve mettere uno di fronte all’altro scambiandosi un abbraccio, offrendo un ascolto sincero o semplicemente condividendo un silenzio. Spesso il semplice atto di guardarsi negli occhi con totale attenzione può dare risultati inaspettati. Nel campo delle pratiche orientali la tradizione tantrica da millenni ricorda al mondo come l’energia vitale passi da un corpo all’altro e come un corretto funzionamento di questo processo sia alla base di una vita serena ed armoniosa. A tal proposito, sono tantissimi gli esercizi che possono essere fatti e che puntano alla riscoperta di uno spazio ponte tra il proprio mondo e quello degli altri, così da annullare le distanze e sentirsi finalmente uno.
Come avevano intuito i greci, tutti sono alla ricerca di qualcuno che li faccia sentire finalmente completi e come ricordano i saggi orientali: soltanto trovando l’altro è possibile trovare se stessi. Carl Jung una volta ha detto «L’incontro tra due personalità è come l’incontro tra due sostanze chimiche, se c’è una reazione entrambe ne escono trasformate». Cinquant’anni fa chi ascoltava i Beatles pensava di poter cambiare il mondo superando quel sistema di convenzioni sociali che isolava il singolo facendolo sentire separato dal tutto. Oggi quei sognatori sono ancora qui e vogliono cambiare il mondo un incontro alla volta.
Salvatore Corsaro
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