Le differenze lessicali fra le lingue del mondo sono, spesso, davvero profonde. Le radici da cui ogni idioma deriva, infatti, fanno sì che ortografia, fonetica e talvolta anche alfabeto non permettano di riscontrare analogie fra la maniera in cui si esprime un certo concetto in un’area del mondo e quella in cui si esprime in un’altra. Tuttavia, spesso è possibile rintracciare delle somiglianze più o meno immediate, che hanno ispirato numerosi studi scientifici su quali siano i termini più ricorrenti in più parlate del pianeta.
In una recente ricerca, pubblicata sul portale online PLOS ONE, si è approfondito lo studio delle suddetta vicinanza fra idiomi, grazie al quale è stato confermato che «quando le parole in lingue diverse indicano la stessa cosa, solitamente suoneranno completamente differenti. Ad esempio, comparate le parole di suono molto diverso per “cane”: “inu” in giapponese, “chien” in francese, “dog” in inglese. Perché ci sono queste differenze nei suoni delle parole tra le varie lingue? Perché il linguaggio non impone alcuna connessione necessaria tra il suono ed il significato delle parole». Un’eccezione, tuttavia, esiste ed è stata scovata analizzando le sue 196 ricorrenze in 10 lingue dal ceppo diverso: italiano, spagnolo, olandese, islandese, cinese, mandarino, laotiano, murrinh-patha (lingua aborigena australiana), cha’palaa (parlato in Ecuador), siwu (idioma del Ghana).
In verità, il termine in questione è generalmente considerato forse fin troppo semplice da usare in una comunicazione, eppure la sua importanza è fondamentale: «senza parole come questa – spiegano gli esperti – non saremmo in grado di segnalare quando abbiamo dei problemi con l’ascolto o la comprensione di ciò che è stato detto, e le nostre conversazioni sarebbero costantemente disturbate da contrattempi linguistici». Di quale si tratta? Ebbene, del fonema «eh?», utilizzato per chiedere al proprio interlocutore di ripetere e per consentire a chi ascolta di capire meglio il messaggio veicolato. «Huh?» in inglese, «a?» in cinese, «hein?» in francese, «e?» in spagnolo, il monosillabo universale permette, insomma, di facilitare la conversazione a prescindere dalla parlata.
Una scoperta dal sapore ironico? Dalla valenza di poco conto? Ebbene, a dire il vero è proprio tale conferma a dimostrarci che «soltanto gli umani hanno sistemi di comunicazione nei quali pensieri complessi possono essere espressi e le difficoltà di comunicazione possono essere subito risolte. Anche una parola semplice come “huh?” può insegnarci molto sulla nostra natura come animali ultra-sociali». Parola di linguista.
Eva Luna Mascolino
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