CARPI (MO) – L’Italia è un Paese talmente ricco di bellezze artistiche da fare invidia al mondo intero. L’onore di avere un simile patrimonio comporta, però, anche gli oneri del caso. In primo luogo la conservazione e la valorizzazione. Per adempire a ciò è necessario avvalersi delle più moderne tecnologie, al fine di rendere accessibile ad una platea più vasta possibile quei tesori altrimenti relegati ad un pubblico di nicchia e specializzato. Insomma, nel terzo millennio, la cultura deve conciliarsi con l’innovazione, non per snaturarsi e perdere le sue peculiarità del passato, bensì per essere creativa e dinamica, sempre più capace di coinvolgere lo spettatore e farlo sentire partecipe.
Un esempio di patrimonio architettonico è senza dubbio il Duomo di Carpi, oggi al centro di un complicato lavoro di restauro, in seguito al terremoto del 2012. Come si può valorizzare un monumento non fruibile al pubblico? Alla domanda più che legittima, la mostra Costruire il tempo, allestita presso i Musei di Palazzo dei Pio a Carpi, costituisce una risposta assai convincente. Se la cattedrale non è visitabile, la soluzione, allora, è ripercorrere le tortuose vicende costruttive della stessa, grazie all’aiuto della storia e della tecnologia. Il piatto forte dell’esposizione, infatti, sta proprio nella grande capacità di coniugare la meticolosa ricostruzione architettonica dell’edificio, opera di storici dell’arte e storici dell’architettura, assieme ai sistemi di comunicazione ed organizzazione più all’avanguardia, frutto del lavoro di ingegneri ed informatici.
Tale collaborazione, proficua lungo tutto il percorso espositivo, si rivela particolarmente efficacie per il progetto originario dell’antica Collegiata di Baldassarre Peruzzi, così ambizioso da prendere a modello la basilica di San Pietro, allora in fase di costruzione. Purtroppo oggigiorno poco è rimasto dell’idea iniziale del maestro tardo rinascimentale, nemmeno il modello ligneo che già all’epoca attirava un gran numero di visitatori, incuriositi dalle soluzioni innovative proposte. Ma questo non importa, poiché la tecnologia ha permesso di renderlo comunque fruibile al visitatore attraverso una ricostruzione del modello in 3D, fruibile tramite realtà aumentata, come tablet o iPad. Orientando il dispositivo, sarà possibile analizzare da ogni prospettiva il progetto peruzziano, dando vita ad un bellissimo incontro fra storia dell’architettura ed ingegneria informatica.
La mostra, curata da Andrea Giordano, Manuela Rossi ed Elena Svalduz, in collaborazione con l’Università degli studi di Padova, non si esaurisce comunque al modello di Peruzzi, poiché presenta tutte le varianti strutturali dell’edificio che si sono susseguite nel tempo, fino alla fine dell’Ottocento. Oltre al Duomo, sono esposti anche i modelli lignei del Duomo di Reggio Emilia e di Vigevano e l’Assunta di Cibelli, attualmente in fase di restauro, ma che nei prossimi mesi sarà visibile sotto la forma di cantiere aperto.
L’inaugurazione dell’esposizione si è celebrata sabato 19 settembre, in occasione dei 500 anni della Cattedrale (1515-2015) e in contemporanea con un altro grande evento che si articola fra Carpi, Modena e Sassuolo, il festival della filosofia Ereditare. La chiusura è, invece, prevista il 6 gennaio 2016. Sempre con un occhio rivolto alla presenza delle tecnologie multimediali nei processi di consumo culturale, la pagina facebook Musei Palazzo dei Pio e l’account twitter @MuseiPalazzoPio consentiranno agli interessati non solo di restare aggiornati sulle attività museali, ma anche di interagire in maniera attiva e creativa con le esposizioni.
Lorenzo Guasco (articolo)
Chiara Forcisi (fotografie)
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