CATANIA – Sembra la nuova moda (illegale) del momento e si tratta di un fenomeno in crescita, soprattutto tra i locali di ristorazione siti nella provincia etnea. Vi è mai capitato di sedervi ad un tavolo, magari di una pizzeria ordinaria, e di ricevere, al termine del pasto, uno scontrino con le fattezze di quelli regolari ma con una scritta piccola in basso che specifica che non si tratta di uno scontrino fiscale e che, se si desidera avere quest’ultimo, lo si deve richiedere alla cassa? Ecco, quello appena esposto è un comportamento non a norma di legge. Forse i più non ci avranno badato, pagando quindi quanto veniva richiesto e permettendo, in questo modo, ai titolari dell’attività di evadere le tasse, per la mancata battitura dello scontrino legale; di non pagare l’IVA, in una sola parola. Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza, infatti, nel mese di agosto 2013, più della metà degli esercizi commerciali di Catania e della sua provincia non hanno emesso scontrini o fatture regolari e, ad aggravare la situazione, è stata riscontrata pure un’alta frequenza di pagamento e lavoro effettuati in nero. Addirittura, in alcuni locali non sono stati trovati installati i registratori di cassa e in molti altri erano spenti o non funzionanti.
Su circa 150 attività ispezionate dalle Fiamme Gialle 80 violavano l’emissione di documenti fiscali nel momento della vendita dei prodotti. Si parla, nel complesso, di una percentuale del 53% e di alcuni proprietari che non hanno, annualmente, neanche presentato le dichiarazioni fiscali. Nel capoluogo etneo manca il controllo economico del territorio; i commercianti, d’altronde, sentono di avere il diritto di non pagare le tasse sui prodotti che vendono e di potere imporre prezzi arbitrari, senza tenere in conto quelli che sono i prezzi standard, stabiliti dalle associazioni di consumatori e dalle ditte specializzate. È emerso, inoltre, che la maggior parte della mancata emissione dei documenti fiscali e il maggior numero di lavoratori in nero sono presenti nei quartieri popolari della città, toccando in alcune zone il 100% dell’illegalità. Una situazione, purtroppo, che risulta difficilmente sanabile, in quanto parecchi catanesi – detto nel loro gergo – non hanno alcuna voglia di pagare ciò che ritengono sia il “pizzo allo Stato”, un pizzo che di anno in anno e con i tempi che corrono sembra destinato ad aumentare.
Alberto Molino
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Fondatore di Voci di Città, ex direttore responsabile dello stesso, ora cura la rubrica di tecnologia di NewSicilia, ha lavorato al Quotidiano di Sicilia, ha collaborato con Sicilia Journal, ha pubblicato un romanzo e un racconto, ha 26 anni ed è laureato in Scienze della Comunicazione. Quando ne aveva 18 ha vinto un premio nazionale per avere diretto il migliore giornalino scolastico del Paese. Definito da alcuni fascista e da altri comunista, il suo vero orientamento politico non è mai stato svelato, ma una cosa è certa: Molino non lo ferma nessuno, tranne forse la sua ragazza.