Hanjin Shipping è il nome di una compagnia poco familiare ai più, ma che è ben noto alle multinazionali e alle grandi industrie di ogni settore, in quanto rappresenta una delle principali aziende attive nel campo del trasporto marittimo di merci, l’ottava al mondo per capacità di carico. La Hanjin, di base in Corea del Sud, costituisce infatti un elemento cardine nel sistema logistico dell’economia globale: si tratta di un colosso che ogni anno trasporta attraverso gli oceani oltre 100 milioni di tonnellate di merci, il 10% del totale del commercio via mare. L’inventario degli articoli e delle tratte di sua competenza è ampio: dai prodotti finiti della Samsung, diretti in Cina o negli USA, a materie prime indispensabili per il sostentamento dell’intera economia sud-coreana e asiatica, ma anche per quella europea ed italiana. Proprio adesso, numerose aziende toscane aspettano i carichi di fibre tessili che la Hanjin avrebbe dovuto consegnare già da tempo. Sì, perché la bancarotta del gruppo, dichiarata lo scorso 31 agosto dopo aver accumulato debiti per 5,9 miliardi di dollari, ha reso incerta la sorte delle oltre 60 navi in mare e dei loro carichi.
L’attracco di queste portacontainer ai porti verso cui erano destinate è stato infatti bloccato dalla compagnia stessa o dagli enti portuali locali per due ragioni: a) le operazioni di scarico e carico merci sono estremamente costose e la Hanjin non ha più liquidità necessaria per garantire i pagamenti; b) i creditori potrebbero chiedere per vie legali il sequestro delle merci e delle stesse unità navali. Navi e merci che così sono rimaste bloccate in mare, in alcuni casi da più di un mese, e se in alcune aree geografiche la situazione di stallo è stata risolta con provvedimenti giudiziari ad hoc, in altre parti del mondo le navi della Hanjin attendono ancora di capire quale sarà il loro destino e i committenti di importanti ordinativi di merci, convinti dalle basse tariffe della compagnia coreana ormai prossima al collasso, ne attendono ancora la consegna.
Il caso della Hanjin Shipping rappresenta il maggior fallimento nella storia di un settore, quello dei trasporti marittimi, che attraversa da anni una grave recessione, condizionata dal rallentamento dell’economia globale e dall’eccessivo numero di navi adibite al trasporto di container rispetto alla domanda attuale. Gli scenari futuri restano incerti e sulla compagnia aleggia lo spettro dello smantellamento: fra le compagnie concorrenti è già lotta aperta per assicurarsi gli asset e i contratti della ormai ex compagnia di bandiera coreana. In pole c’è la danese Maersk Line, il più importante gruppo armatoriale al mondo con la sua flotta di oltre 600 unità, che ha confermato di voler presentare presto un piano di ristrutturazione della società.
Nel caos creatosi in seguito al fallimento della Hanjin Shipping, le aziende pratesi attendono ancora le fibre di tessuto ordinate mesi fa, così come altre aziende della nostra penisola attendono i loro carichi, che forse nei prossimi giorni sbarcheranno a Valencia, in Spagna, e dovranno essere ritrasportati in Italia a spese delle nostre aziende. Un danno ancora tutto da quantificare ma che senz’altro andrà ad incidere negativamente sulla nostra già debole economia nazionale.
Eva Luna Mascolino
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