Se il summit di qualche giorno fa era andato bene per Tsipras, dopo pochi giorni l’Eurogruppo ha manifestato l’intenzione di non voler scendere a patti con la Grecia. Il premier greco, dopo questa presa di posizione della Commissione UE, ha annunciato un referendum popolare per domenica 5 luglio, per far decidere alla popolazione l’uscita dall’Unione Europea. In un discorso tv di poco più di un minuto e mezzo, Tsipras ha parlato al popolo greco, incentivandolo al voto, dato che l’UE vorrebbe costringere la Grecia a sottostare a regole che ucciderebbero il mercato del lavoro greco e che renderebbero ancora più gravi le condizioni economiche del Paese. Intanto in Grecia le banche e le borse sono chiuse per evitare un’eccessiva affluenza per via dei prelievi; se si va a prelevare al bancomat, c’è un limite massimo di 60 euro.
Si sa già che se la Grecia uscisse dall’euro, il Paese andrebbe in default, ma sarebbe libera dai vincoli posti dall’UE.
Ma ai restanti Paesi dell’Eurozona che succederebbe? Di certo inizialmente avrebbero delle perdite economiche per via del fondo salva Stati, per l’Italia si parla di almeno cento milioni persi. Milioni che comunque verrebbero recuperati a lungo termine. Un altro problema che causerebbe la Grecia con la sua uscita sarebbe un terremoto nelle borse europee e un alzamento dello spread. E parte di tutto ciò lo si vede già in questi giorni. Le borse sono in discesa e lo spread inizia a salire. Se da un lato sembra quindi che non ci possa essere corrispondenza tra Grecia ed Europa, c’è chi sostiene che le situazioni sono legate, come ad esempio sostiene il commissario UE agli Affari economici, Pierre Moscovici secondo il quale le due parti sono «a qualche centimetro da un accordo». Il ministro delle finanze greco, Varoufakis, si sostiene un inguaribile ottimista e reputa che alla fine ci sarà un accordo conveniente. Ad ogni modo questa settimana, fino a domenica, può ancora accadere di tutto, ma l’ultima voce in capitolo l’avrà il popolo greco.
Claudio Francesco Nicolosi
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