Un articolo pubblicato 48 anni fa sul Corriere della Sera, prevedeva che, entro il 2020, sarebbe stato colmato quel famoso divario tra Nord e Sud. Ma oggi, ormai entrati da qualche settimana nel 2020, quel divario è stato realmente colmato?
Il 4 novembre 2019, a Roma è stato presentato l’ultimo Rapporto Svimez, sull’economia e la società del Mezzogiorno, che ha rivelato le numerose problematiche italiane ancora oggi persistenti, soprattutto nel Sud della penisola.
Tra i dati più preoccupanti, si legge: “Nell’ ultimo ventennio di stagnazione dell’Italia, la politica economica nazionale ha disinvestito dal Mezzogiorno, e ha svilito, anziché valorizzare, le sue interdipendenze con il Centro-Nord; indebolito il contributo del “motore interno” della crescita nazionale, con un’Italia perdente competitività nel confronto europeo”.
Da queste dichiarazioni, emerge la situazione difficoltosa in cui il Sud riversa ormai da moltissimi anni, e che smentisce quella previsione tanto ottimista del Corriere della Sera del 1972, secondo il quale il famigerato divario, nel 2020, sarebbe stato sanato. Ad oggi, però, l’Italia sembra ancora avere due parti contrapposte, di cui il Sud è il più svantaggiato, soprattutto a causa dell’emigrazione di migliaia di studenti e lavoratori che lasciano la propria terra in cerca di prospettive future più solide e stabili, svuotando, così, il proprio serbatoio di risorse.
Sono sempre più i laureati e i lavoratori a emigrare dal Sud verso il Centro-Nord, o all’estero, comportando un abbassamento del livello occupazionale che, tra il 2018 e il 2019, ha registrato nel meridione una perdita di 107 mila unità (-1,7%). Al Centro-Nord, nello stesso periodo, il tasso occupazionale è cresciuto di 48 mila unità (+0,3%).
Sempre secondo il Rapporto Svimez, nel Mezzogiorno crescono gli investimenti in costruzioni, mentre si fermano quelli in macchine e attrezzature, insieme al problema della mobilità che isola il Sud dal resto d’Italia. Inoltre, si è rotto anche l’equilibrio demografico, con una perdita – negli ultimi 15 anni – di 250 mila abitanti nei comuni con meno di 5 mila residenti.
Ma ad avere destini divergenti non sono soltanto il Nord e il Sud, ma anche l’Italia con l’Europa in generale. Le regioni italiane – negli ultimi anni – si sono, infatti, allontanate dall’Europa, registrando un calo del Pil (tra il 2006 e il 2017) per abitante. D’altra parte, le regioni dell’Est Europa hanno fatto registrare una forte crescita, superando, così, alcune forti regioni italiane. Le cause di questo doppio divario sono da ricercare – come suggerisce lo Svimez – nelle politiche commerciali e nelle forti tensioni in diverse parti del mondo. Tuttavia, il Rapporto Svimez sembra essere anche ottimista, concludendo la presentazione con un’importante sollecitazione allo Stato italiano: “Riprendere a crescere con il contributo delle intelligenze e delle risorse del Sud è possibile”.
Federica Masi
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