Dopo il sessantesimo anniversario dalla firma del trattato di Roma, durante il quale i leader degli stati d’Europa si sono riuniti presso la Capitale italiana il 26 marzo scorso, nel Regno Unito vi è un clima politico tutt’altro che positivo. Il Primo ministro britannico, Theresa May, avvierà a breve le formalità necessarie per aprire la fase di transizione che porterà il regno di Elisabetta fuori dall’Unione Europea, secondo quanto stabilito dalla volontà popolare al referendum dello scorso anno. La tanto discussa e contestata Brexit, secondo una valutazione degli economisti, avrà ripercussioni pesanti soltanto per gli Inglesi, che ne pagheranno a caro prezzo le conseguenze.
Per l’Unione Europea, infatti, l’assenza del Regno Unito non costituirebbe una perdita così disastrosa, i cui danni verrebbero distruibuiti tra i 27 Paesi rimasti nella UE, con un calo del Pil di circa mezzo punto. Secondo un calcolo del Ceps, le condizioni dopo la Brexit saranno per i Britannici circa 10-15 volte più onerose di quanto lo saranno per gli altri stati europei. Ad incidere sul mutare delle condizioni economiche che si manifesteranno in questi mesi sarà anche l’eventuale uscita della Gran Bretagna dal mercato unico. Infatti, se Londra dovesse tirarsi fuori dal Wto, dovrebbe apporre dazi e tariffe ai prodotti di esportazione che corrispondono circa al 5 % del valore di quest’ultimi. Come se non bastasse, l’export britannico costituisce il 7,5% del prodotto interno lordo. Risulta quindi evidente il rischio concreto che potrebbe comportare una politica di totale chiusura verso il mondo della comunità europea.
In caso, invece, di permanenza nel mercato comune, sarebbero sensibilmente di minore entità le ripercussioni future, circa l’1,31% del Pil. I rischi appena menzionati hanno indotto, di recente,Theresa May a promettere alcune misure economiche volte a determinare sostanziosi tagli sulle imposte alle imprese. In tal caso, sembra concreta la possibilità che Bruxelles reagisca con delle ritorsioni. Lo scenario attuale risulta quindi complesso e non sembra possibile al momento ipotizzare quali saranno le mosse future del governo britannico per applicare il volere dei cittadini senza rischiare di incorrere in una crisi senza precedenti.
Francesco Laneri
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