Nuovo allarme profughi in Turchia! Questa volta, però, a far suonare il campanello è la Russia con la propria brama di conquista dell’ultima provincia siriana rimasta ancora libera dal controllo di Damasco, ovvero la provincia di Idlib. A tal proposito, la recente offensiva lanciata nella regione dall’esercito del regime ha scatenato un clima di tensione tra la Turchia da una parte, e la Russia e l’Iran dall’altra.
Da un punto di vista geopolitico, la situazione è certamente allarmante, considerando che gli attori coinvolti nella nuova crisi sono gli stessi che dovrebbero essere invece alleati nella lotta al terrorismo e a favore di una pace duratura in Siria, ormai stremata da una guerra quasi decennale. Intanto la Turchia “minaccia” di far saltare l’incontro di pace, previsto per la fine del mese a Soči dal governo di Mosca, a causa proprio della violazione della cosiddetta zona di contenimento del conflitto, quale era stata dichiarata proprio la provincia ora sotto attacco di Damasco. La paura di Ankara, adesso, è il rischio reale di una nuova ondata di profughi diretti verso la Turchia, paese di confine della Siria e frontiera della provincia di Idlib. Alla luce di ciò sembrerebbe che a pochi mesi di distanza dalle presidenziali di marzo, per Putin la partita diventa davvero difficile.
Se pensava, infatti, di presentarsi alle prossime elezioni con il grande merito di aver messo fine ad una guerra durata 7 anni, che ha messo in ginocchio un grande paese come la Siria, e che ha provocato un enorme flusso migratorio di profughi e richiedenti asilo verso l’Europa, in realtà Putin è caduto in una trappola forse senza via d’uscita. La Turchia e l’Iran, infatti, non saranno certo due alleati affidabili su cui contare per accrescere i propri consensi elettorali in Russia. Oltreoceano, inoltre, lo scandalo dell’interferenza russa nella scorsa campagna presidenziale che ha portato Trump a sedere alla Casa Bianca, è un altro tassello non di certo a favore di Putin.
Ester Sbona
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