Un paradiso del Pacifico in agitazione: la Nuova Caledonia potrebbe adottare una riforma elettorale che concede il diritto di voto anche a chi vive sull’isola da più di dieci anni. Il 15 maggio, l’Assemblea Nazionale ha approvato il disegno di legge con 351 voti a favore. Le proteste sono scoppiate all’inizio della settimana nel territorio d’oltremare francese a causa della nuova riforma sul diritto di voto adottata dal governo centrale. Dopo aver valutato la situazione, Parigi ha dichiarato lo stato d’emergenza a partire dalle 20:00 del 15 maggio.
Inoltre, venerdì 17 maggio, centinaia di agenti aggiuntivi della polizia e della gendarmeria hanno raggiunto la Nuova Caledonia. Si teme che l’approvazione della riforma possa vincolare ulteriormente l’isola alla Francia nei prossimi anni, allontanando così il sogno di molti autoctoni, i kanak, di ottenere l’indipendenza da Parigi. In passato, diversi referendum falliti per l’autonomia. Negli ultimi giorni, le proteste contro la riforma hanno causato la morte di cinque persone: tre abitanti e due gendarmi.
Le proteste violente continuano a scuotere la Nuova Caledonia. Le autorità indicano che alcune zone della capitale, Noumea, rimangono ancora “fuori controllo” e gli agenti mirano a riprendere il controllo. La situazione sull’isola sta iniziando a calmarsi solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine francesi.
Nonostante l’intervento delle forze dell’ordine, le proteste in Nuova Caledonia, scoppiate durante la notte tra il 13 e il 14 maggio, non accennano a placarsi. Le città sono in fiamme, le forze dell’ordine affrontano i manifestanti. Inoltra la parola “indipendenza” ritorna, ancora una volta, ad essere pronunciata nella piazza di Nouméa, che è diventata un vero e proprio campo di battaglia negli ultimi giorni. La situazione appare ancora instabile e le tensioni persistono, alimentate da anni di divisioni etniche e politiche nella regione. Gli indigeni Kanak sostengono che questa legge avrebbe un impatto negativo sul loro diritto di voto, dato che rappresentano circa il 40% della popolazione.
L’amministrazione governativa ha confermato che alcune zone del territorio francese del Pacifico hanno perso il controllo centrale. Il ministro degli esteri francese, Gabriel Attal, ha annunciato che altri mille nuovi agenti di sicurezza saranno dispiegati in risposta ai disordini in corso da quattro giorni, descritti come ripetuti e gravi. Attualmente, ci sono già 1700 forze di sicurezza sul posto.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha richiesto al governo di dichiarare lo Stato di emergenza, della durata di 12 giorni, rinnovabili solo con l’autorizzazione dell’Assemblea Nazionale, come richiesto dalle opposizioni di destra. Ha anche convocato una riunione di crisi del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, con un numero ristretto di ministri. “Tutte le violenze sono intollerabili e riceveranno una risposta implacabile per garantire il ritorno dell’ordine repubblicano“, ha dichiarato l’Eliseo. Inoltre, ha anche deciso di avere rinforzi, inviando altri 500 gendarmi in aggiunta ai 1.700 presenti sulle isole. Sebbene abbia insistito per la prosecuzione del dibattito parlamentare e l’approvazione della riforma, ha dato il via libera ai negoziati con gli eletti locali, che saranno presto ricevuti dal primo ministro Gabriel Attal.
La riforma costituzionale di Emmanuel Macron, approvata con 351 voti a favore e 153 voti contrari, estende il diritto di voto a coloro che risiedono nell’arcipelago da almeno dieci anni e a coloro che vi sono nati, aggiungendo circa 25mila persone al corpo elettorale. Ora deve ottenere l’approvazione dei 3 quinti delle camere riunite in “Congresso” a Versailles, come indicato da Macron, “entro la fine di giugno“, a meno che indipendentisti e lealisti non raggiungano un accordo entro tale data per un testo di legge più consensuale.
Cinque partiti dell’arcipelago: Union calédonienne, l’Union nationale pour l’indépendance, L’Éveil océanien, Les Loyalistes e Le Rassemblement-LR, hanno fatto un appello alla calma. Hanno scritto sulle stesse reti sociali utilizzate dai ribelli per organizzarsi: “Chiediamo solennemente a tutta la popolazione di mantenere la calma e di ragionare”. Inoltre, hanno aggiunto che sono convinti che solo attraverso il dialogo e la resilienza sarà possibile uscire collettivamente da questa situazione, ricordando i lunghi colloqui che hanno preceduto la contestata riforma costituzionale e sottolineando che sono stati individuati degli equilibri e che un accordo è possibile.
Parigi accusa Baku. Secondo il ministro degli Interni francesi Gerald Darmanin, le proteste sono finanziate dall’Azerbaigian: diverse bandiere dello Stato caucasico sono state avvistate nelle piazze in subbuglio di Nouméa. Baku ha respinto le dichiarazioni di Darmanin rilasciate sul canale “France 2“. Quasi immediata è stata la risposta del portavoce del ministero degli Esteri azero, che ha negato ogni coinvolgimento nelle proteste neocaledoni.
Da un lato, l’Azerbaigian potrebbe avere l’interesse di guidare il movimento indipendentista per danneggiare l’immagine della Francia. In caso di indipendenza, Parigi teme di perdere il suo ruolo nell’Oceano Pacifico, compromettendo la sua capacità di proiezione di potere e la sua influenza su questioni strategiche nella regione.
Inoltre, l’indipendenza della Nuova Caledonia potrebbe creare un precedente per altre regioni sotto il controllo francese, incentivando movimenti secessionisti in altre parti del globo e minando ulteriormente l’unità e l’integrità del territorio francese. Questa situazione potrebbe destabilizzare ulteriormente l’equilibrio di potere nella regione del Pacifico, favorendo l’ingresso di altre potenze interessate a espandere la loro influenza.
Dopo una riunione del Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale convocata d’urgenza a Parigi, sconvolgendo l’agenda del governo, il presidente ha condannato “l’intollerabile violenza che sarà affrontata con una risposta implacabile per garantire il ritorno dell’ordine repubblicano”, ribadendo “la necessità di riprendere il dialogo politico”. Il primo ministro, Gabriel Attal, ha annunciato che proporrà una data per un incontro a Parigi “nelle prossime ore” con le parti coinvolte per “continuare il dialogo” e “costruire” una “soluzione politica globale“. Tuttavia, il premier ha sottolineato che al momento “la priorità è ripristinare l’ordine, la calma e la serenità“.
In conclusione, l’urgenza di ripristinare l’ordine e la stabilità ha messo in evidenza la necessità di un dialogo politico continuo per trovare una soluzione duratura alla situazione. L’annuncio del primo ministro riguardo all’incontro imminente a Parigi rappresenta un passo importante verso questo obiettivo, anche se la strada verso una risoluzione completa rimane ancora lunga. In questo momento critico, il mantenimento della calma e della serenità rimane prioritario per tutti i soggetti coinvolti, al fine di affrontare le sfide in modo costruttivo e responsabile.
Fonte Foto in Evidenza: Point
Giada La Spina
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Nata ad Acireale nel 2001, sotto il segno affabile della Bilancia, si caratterizza per una personalità vivace e intraprendente e per il suo sorriso contagioso. Attualmente immersa nei libri della facoltà di lettere a Catania, dove si nutre della bellezza delle parole e della profondità dei significati, dietro la sua leggera timidezza si cela una scintilla pronta a brillare. Ama il tramonto e l’alba, che la rappresentano soprattutto per la luce che emanano. Ma in un mondo che a volte sembra frenetico, lei è la costante serenità che invita a godersi ogni momento, non a caso la sua filosofia di vita è “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. È una grande sognatrice, non ha paura di puntare in alto ma d’altronde si dice che se puoi sognarlo puoi farlo, oh sbaglio?