Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha chiesto aiuto a Chiara Ferragni e Fedez per sensibilizzare i loro seguaci non solo all’uso della mascherina, ma anche e soprattutto alle varie regole precauzionali per arginare questa seconda ondata di Coronavirus. Una scelta applaudita da molti per il carattere fortemente progressista, ma allo stesso tempo criticata fortemente dall’opposizione, come se lo Stato, rappresentato dal presidente del Consiglio, non potesse “abbassarsi” alle intricate maglie dei social network.
La mossa del governo, al momento, sembra un unicum, un evento che sicuramente creerà un precedente. La presidenza del consiglio riconosce candidamente il ruolo degli influencer nell’era moderna. Non più semplici personaggi pubblici, ma mezzi ben più potenti dei mass media canonici usati dalla politica fino a non molto tempo fa.
Giuseppe Conte ha riconosciuto il ruolo dei consorti Lucia – Ferragni nel tessuto sociale italiano. Se prendiamo in considerazione il solo Instagram, il social di tendenza degli ultimi 3 anni, i numeri sono impressionanti (sebbene calcolati sull’interno globo, avendo fan da ogni parte del mondo, specie l’imprenditrice di Cremona). Chiara Ferragni può contare su 21 milioni di follower, il rapper Fedez, invece, 11 milioni. La somma fa 32: 32 milioni di seguaci in due sul social più cliccato, utilizzato e navigato. Circa metà della popolazione italiana.
Per fare un paragone con il più classico mezzo di comunicazione, la televisione: il programma con lo share più alto dello scorso sabato (25.8%) è stato “Tù sì que vales“, che ha intrattenuto 4.888.000 spettatori. I Ferragnez, insieme, godono di un pubblico 6 volte superiore al programma più visto del sabato sera sulla televisione italiana. Se ipotizzassimo che ogni post della coppia possa raggiungere solo un terzo dei rispettivi follower (circa 4 milioni per Fedez e circa 7 milioni per Chiara Ferragni) ecco che si arriva alla cifra monstre di 11 milioni. 2 personaggi pubblici, potenzialmente, risultano più efficaci del programma più visto in un normale sabato sera autunnale dagli italiani.
Giuseppe Conte ha riconosciuto l’importanza di due personaggi pubblici di questo calibro. Consapevole di non arrivare allo stesso modo ai più, di non godere della stessa “influenza” dunque, si affida a loro, ai Ferragnez: per sensibilizzare su un tema che in Italia non ha attecchito come in certi Paesi d’Europa, in cui l’utilizzo della mascherina in ogni luogo (aperto o chiuso che sia) è prassi già dalla fine di quest’estate. Può sembrare una mossa azzardata: lo “Stato” che si abbassa al livello dei social network. Eppure, non è la prima volta che i VIP vengono chiamati in causa per la salute pubblica.
La politica, oltre oceano, ha già pacificamente riconosciuto l’importanza dei social network. Un post su instagram o un tweet hanno un’importanza anche maggiore di un’intervista giornalistica già da tempo. Il primo ad aver fiutato l’importanza di questi nuovi media è stato Donald Trump. Il partito repubblicano non ha fatto mistero circa l’utilizzo di varie campagne sponsorizzate nei vari social. Per gli esperti del settore la campagna del tycoon verrà ricordata come la “più grande della storia americana”: tanto è bastato per ottenere i 304 dei 538 grandi elettori del collegio elettorale.
Ma negli Stati Uniti c’è un celebre precedente che vede interessato un personaggio di grande importanza per la salute pubblica. Il famosissimo virologo Roberto Burioni, ha ricordato tramite i suoi social (a proposito dell’importanza di questi nuovi mezzi) quanto accaduto in America 64 anni fa. Era il 1956, quattro anni prima la poliomelite aveva interessato ben 58 mila persone. Venne dunque proposto a Elvis Presley, ai tempi forse l’americano più famoso al mondo, di prestare il proprio volto per la campagna pro-vaccini. I casi di poliomelite nel 1962 furono solo 910. Che Conte si sia ispirato al caso menzionato da Burioni? I risultati, si spera, siano gli stessi.
Francesco Mascali
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