BOLOGNA – Sta facendo molto discutere, per dire un eufemismo, il caso del quaderno di un bambino delle medie con la domanda «Come facciamo a cacciare Salvini?». La foto del quaderno, spopolata sui social, è arrivata fino allo stesso Ministro dell’Interno che con dei lunghi post su Facebook e Twitter, non si è tirato indietro dall’esprimere un parere sull’accaduto. «Accomunato a inquinamento, desertificazione, guerra e malattie. Non ci voglio credere, e infatti andrò fino in fondo per verificare se siamo di fronte a uno scherzo o a una triste realtà». Poi l’avvertimento, sempre tramite social: «Scriverò al ministro della Pubblica Istruzione», che presente ha risposto, facendo sì che la realtà potesse emergere.
Ci ha pensato Stefano Versari (direttore ufficio generale scolastico regionale per l’Emilia-Romagna), infatti, a precisare che «il caso non esiste nemmeno». Lo stesso ha poi precisato all’ANSA che quanto è circolato sul web altro non è che un esercizio totalmente diverso da quanto si è pensato a primo impatto. Nessun tema che avesse come obiettivo la denigrazione del Vice Premier Salvini o l’accomunare quest’ultimo a dei mali assoluti come la guerra e la desertificazione. «Si tratta della “bottega dei desideri”, una pratica didattica fatta all’inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere gli studenti tra di loro».
https://twitter.com/matteosalvinimi/status/1044959619905400832
Il funzionamento dell’esercizio è molto semplice: ogni bambino scrive una lista di desideri a cui poi aggiungerà quella degli altri. In questo modo si permette a compagni e insegnante di creare un primo approccio fondamentale per chi comincia un’avventura totalmente nuova (le scuole medie) in un’età così delicata. Il problema pare sia nato dall’insistenza di un bambino nell’aggiungere la domanda tanto contestata, nonostante gli avvertimenti dell’insegnante. Il quaderno, una volta arrivato a casa è stato dato in pasto ai genitori, che, com’è noto, hanno dato inizio a questa catena di Sant’Antonio.
È stata proprio la dirigente dell’istituto comprensivo di Borgo Tossignano a sentire prima l’insegnante “colpevole” e riferire il tutto al già citato Versari. Nessun tentativo di mettere in cattiva luce il Ministro dell’Interno, dunque, nonostante a sua difesa si siano mossi pure la senatrice della Lega Lucia Borgonzoni e il commissario provinciale Daniele Marchetti. Siamo di fronte al solito errore ingigantito, come si è soliti fare in un mondo che corre così veloce come quello dei social.
Francesco Mascali
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