Ormai, da settimane, uno dei temi più caldi per quanto riguarda la politica estera è la questione relativa alla Corea del Nord. A lungo si è parlato del rapporto tra il regime di Kim Jong-un e la Corea del Sud, spalleggiata dagli Stati Uniti d’America. Ciò che tiene effettivamente banco è il timore che la Corea del Nord possa attaccare con i tanto discussi Icbm (missili balistici intercontinentali capaci di radere al suolo San Francisco e Los Angeles), i vicini della Corea del Sud, allargandosi poi al Giappone. Adesso, una nuova ombra aleggia sul regime di Kim Jong-un e quest’ombra è rappresentata dall’Iran.
Secondo l’analisi de L’Huffington Post, i rapporti tra Corea del Nord e Iran si sarebbero rivitalizzati. Tutto nasce all’incirca 35 anni fa: l’Iraq, allora governato da Saddam Hussein, invase l’Iran, e in questa guerra la Corea del Nord fu fondamentale nel fornire armi all’esercito iraniano. Da allora, i due stati sono rimasti alleati e, secondo le principali intelligence occidentali, starebbero collaborando. Tale rapporto, infatti, si sarebbe consolidato grazie alla stretta, intensa ed estremamente segreta collaborazione circa i rispettivi progetti nucleari, con l’Iran ufficialmente impegnato a utilizzare l’atomo per scopi civili e la Corea del Nord lanciata invece in un’escalation militare, che l’ha vista sviluppare bombe di tipo A e, forse, ancor più devastanti di tipo H, ovvero a base di idrogeno.
Qualche giorno fa, il Presidente americano Donald Trump ha chiesto, entro 90 giorni, una verifica del rispetto dell’accordo sul nucleare, tanto faticosamente ottenuto dalla precedente amministrazione Obama. Ciò che ci si chiede, tuttavia, è chi ha aiutato chi? Nel senso che bisogna capire con che strumenti e con quali conoscenze questa collaborazione Pyongyang-Teheran stia andando avanti. Perché se da una parte l’intenzione dell’America è quella di prevenire qualsiasi azione o mossa avventata di Pyongyang, per esempio un lancio di un missile sulla Corea del Sud o un ennesimo test nucleare, dall’altra parte a Washington, con questa richiesta di revisione dell’accordo, intendono avere conferme su quanto raccolto dall’intelligence, rispondendo a una semplice quanto importante domanda: gli iraniani continuano davvero ad arricchire l’uranio per le centrali civili, oppure stanno cercando di sviluppare parallelamente e segretamente anche la bomba atomica?
In un eventuale caso di passo indietro sull’accordo per il nucleare tra Iran e Stati Uniti, le conseguenze potrebbero essere totalmente imprevedibili nel teatro di guerra iracheno. Dunque, la situazione per il presidente americano Trump è passata da due a ben tre partite contemporaneamente aperte, e una più delicata dell’altra. Tutto ciò ha portato la nuova amministrazione USA dal concetto di “America first”, tanto decantato durante la campagna elettorale, al concetto di “America first in the world”, andando a rispolverare quel sogno di superpotenza mondiale, arbitro dei destini del mondo.
Marco Razzini
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