Video di suicidi in diretta, stupri, bullismo su disabili, scene razziste e tanto altro ancora. Immagini terribili che purtroppo capita di scorgere sul social network più famoso del mondo ma ancora così impreparato di fronte a questi episodi di violenza. Internet è davvero una giungla? Facebook è così poco controllato? I “web surfers” non sanno usare al meglio le piattaforme a cui sono iscritti?
Il famoso social network lanciato nel 2004 da Mark Zuckerberg fa mea culpa e ammette un terribile ritardo nella cancellazione di un tragico contenuto. È la domenica di Pasqua quando Steve Stephens uccide a sangue freddo un pensionato per strada per poi caricarne il video su Facebook. Un contenuto rimasto online per tre ore prima di essere rimosso dal social e che ha infastidito gran parte degli utenti che frequentano la nota piattaforma.
Come è stato possibile che il contenuto sia rimasto in rete così a lungo? Justin Osofsky, vicepresidente di Facebook, ha dichiarato che «il social non permette e condanna la diffusione di questo tipo di contenuti». La risposta non è tardata ad arrivare e subito ci si è mossi in direzione di quella che i vertici chiamano “soluzione data dalle intelligenze artificiali”.
C’è da dire anche che, secondo una campagna di educazione per l’utilizzo degli strumenti di protezione e sicurezza su Facebook condotta da Skuola.net e Osservatorio Nazionale Adolescenza, solo il 26% dei ragazzi segnala spesso i contenuti ritenuti inappropriati richiedendone la rimozione, mentre c’è un 36% che non l’ha mai fatto e un 34% che lo ha fatto una sola volta. Pare quindi che non ci sia per niente l’abitudine a segnalare i contenuti che davvero dovrebbero essere eliminati e forse una certa educazione alla netiquette online potrebbe scoraggiare questi episodi.
Serena Borrelli
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