Il 12 aprile 2022, presso l’Istituto Cine-tv Rossellini a Roma, un collaboratore scolastico ha preso alle spalle una studentessa, infilandole le mani nei pantaloni e sotto gli slip, palpeggiandole il sedere. Il tutto per la durata di 10 infiniti secondi. I fatti emersi parlano chiaro: la diciassettenne stava salendo le scale insieme ad un’amica per entrare in classe, e ad un certo punto sente qualcuno tirarle in giù i pantaloni e delle mani che le afferrano le mutande e le toccano i glutei, sollevandola di peso: immediatamente la ragazza si gira, e vede il bidello. L’uomo si chiama Antonio Avola, 66 anni, che cercando di sminuire la gravità di quanto fatto le dice «Amò, lo sai che scherzavo». La diciassettenne, di nome Laura, al momento rimane impietrita e muta, per poi allontanarsi. Deciderà di denunciare l’accaduto.
Una volta effettuata la denuncia per violenza sessuale, è iniziato il processo. Il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell’imputato a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Il bidello ha sostenuto di aver sollevato per scherzo Laura, senza metterle le mani nei pantaloni. I giudici hanno invece ritenuto il racconto della giovane corrispondente al vero per quanto riguarda i fatti, essendovi inoltre a sostegno della sua versione anche la testimonianza dell’altra ragazza, presente al momento dei fatti. Ma per lo stesso collegio giudicante, i giudici della Quinta Sez. Penale del Tribunale di Roma, l’azione «dura una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento». Una manovra «maldestra ma priva di concupiscenza». A fronte di ciò, i giudici hanno deciso di assolvere l’imputato, poiché «il fatto non costituisce reato», poiché vi sarebbe carenza dell’elemento soggettivo del reato di violenza sessuale.
Passando ad analizzare la motivazione della sentenza assolutoria, occorre approfondire l’aspetto relativo all’elemento soggettivo del reato. Per i giudici del Tribunale di Roma «la repentinità dell’azione, senza alcuna insistenza nel toccamento, da considerarsi quasi uno sfioramento, non consente di configurare l’intento libidinoso o di concupiscenza generalmente richiesto dalla norma penale». Nel caso di specie «le modalità dell’azione lasciano ampi margini di dubbio sulla volontarietà nella violazione della libertà sessuale della ragazza, considerato proprio la natura di sfioramento, per un tempo sicuramente minimo, posto che l’intera azione si concentra in una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento». Inoltre, i magistrati hanno aggiunto in motivazione che «Appare verosimile che lo sfioramento sia stato causato da una manovra maldestra dell’imputato che, in ragione della dinamica dell’azione, posta in essere mentre i soggetti erano in movimento potrebbe avere accidentalmente e fortuitamente attivato un movimento ulteriore e non confacente all’intento iniziale». Su quest’ultimo aspetto, a detta del tribunale, «depone anche la condotta successiva dell’imputato, che solo alla manifestazione di disagio della ragazza, si è reso conto della natura inopportuna del suo gesto, andato oltre le proprie intenzioni, tanto da cercare di chiarire la situazione ed evitare ogni fraintendimento».
A fronte della sentenza assolutoria, l’opinione pubblica non è rimasta indifferente: negli ultimi giorni, infatti, sui social è esploso il trend #10secondi. A lanciare la provocazione è stato l’attore e comico Paolo Camilli, poi ripreso da migliaia di persone, diventando un trend che sta spopolando sui maggiori social network, accompagnato dal menzionato hashtag: gli utenti si toccano il seno con un cronometro che scandisce il tempo, al fine di mostrare quanto 10 secondi possano essere interminabili quando si subisce una molestia. Più precisamente, ciò consente di comprendere quanto quella che può sembrare una manciata di secondi (come evidenziato dai giudici di Roma nella motivazione della sentenza) possa essere un tempo più che sufficiente per avere un profondo impatto sulla persona che subisce la violenza.
Stefania Piva
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È nata e vive a Milano. È Avvocato, laureata in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha svolto la pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato di Brescia, e si è specializzata presso la Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università Statale di Milano. Da sempre appassionata di politica e giornalismo, ha scritto in precedenza per il giornale locale ABC Milano.