GENOVA – «Lucio Battisti era fascista?» Questa la domanda di una studentessa di una scuola media della val Bisagno, valle nel capoluogo ligure. Il docente di musica, dopo la domanda insolita della studentessa tredicenne, le dà quattro e pone una nota di demerito sul registro: «Superficiale. Interviene fuori luogo, in modo ineducato e provocatorio. Accosta il fascismo ai cantautori degli anni ’60/’70. Ride».
Il padre della ragazzina, dopo che la figlia aveva posto la domanda che tanto ha fatto arrabbiare il suo professore, ha sollevato la polemica: «Sono rimasto sconcertato non tanto per il voto, mia figlia ha tutti 9 e 10, quanto per il metodo. Un’adolescente pone una questione, dà un’opinione, e invece di creare dibattito le si dice di stare zitta». La vicenda di cronaca, pertanto, ha posto i riflettori su una questione che per molti anni è stata poco chiara: qual era il vero orientamento politico di Lucio Battisti? Il cantautore lombardo, scomparso nel ’98, aveva sempre messo in chiaro di non provare interesse verso la politica e determinate ideologie, ma alcune espressioni tratte dalle sue canzoni come «boschi di braccia tese» o «un mare nero» avevano indotto alcuni dei suoi fan a pensare che ci fossero dei riferimenti con la cultura fascista.
Eppure, Mogol, che ha ispirato molte tra le splendide canzoni di Battisti scrivendone i testi, si è espresso provando a spegnere le dicerie su una presunta adesione dell’amico scomparso agli ideali del fascismo: «Lucio Battisti non è mai stato interessato alla politica. E io ne sono un testimone diretto: con me non ne ha mai parlato. Non so perché si voglia denigrare così un grande artista. Sono cose buttate lì, senza senso. Si colpisce una bambina per una cretinata che ha sentito chissà dove. Il punto è che all’epoca, negli anni Sessanta e Settanta, o andavi in giro con il pugno alzato e cantavi Contessa, oppure eri fascista. O qualunquista. Ma io e Lucio eravamo semplicemente disinteressati alla politica e quando si votava, lo si faceva per il meno peggio. Preferivamo raccontare il privato, anche se brani come “Anima Latina” erano molto sociali, e per questo siamo stati denigrati. Ma ormai non sono neanche più irritato per queste accuse».
Mogol inoltre racconta ai microfoni dell’ANSA un curioso aneddoto, secondo il quale sarebbero stati ritrovati numerosi dischi di Battisti presso il covo di via Gradoli, luogo dove le Brigate Rosse hanno trattenuto Aldo Moro dopo il suo rapimento. Sono quindi numerosi gli elementi che lasciano intendere che Lucio Battisti non avesse bandiere politiche, dato che nel corso della sua carriera riuscì a farsi apprezzare da uomini e donne di tutti gli schieramenti, entrando di diritto nel “pantheon” dei cantautori italiani per l’intramontabilità delle sue canzoni.
Francesco Laneri
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