Oggi ha ricevuto l’incarico per guidare il già discutissimo governo Lega-M5S, ma non a molti è noto il profilo di Giuseppe Conte, 54 anni, nato a Volturara Appula (Foggia). Da anni vive a Roma ed è professore di diritto privato all’Università di Firenze e alla LUISS, ma vanta un curriculum di tutto rispetto per un giurista tutto sommato giovane. Lui, che proprio per le sue qualità di giurista navigato era stato indicato da Luigi Di Maio come ministro della P.A. del suo governo ideale. «Dobbiamo combattere l’ipertrofia normativa, contrastare l’ignoranza che avvantaggia i disonesti e puntare sulla meritocrazie», aveva detto il giorno della sua presentazione. Certo è che mai si sarebbe aspettato, qualche mese dopo, di trovarsi al Quirinale ma in qualità di Presidente del consiglio dei ministri.
Laureatosi in Giurisprudenza all’Università “La Sapienza” di Roma con votazione 110/110 con lode, 4 anni dopo (nel 1992) diventa borsista presso il CNR.. Proprio nella capitale è il titolare di un grande studio legale e già nel 2010 arriva il primo grande incarico: fino all’anno successivo, infatti, ha fatto parte del CdA dell’Agenzia Spaziale Italiana. Tra gli anni ’90 e i primi del 2000 può vantare un’esperienza di tutto rispetto anche all’estero presso gli atenei più prestigiosi del globo (Yale, Institute of Advanced Legal Studies e Université Sorbonne) prima di diventare, come detto, ordinario di diritto privato alla LUISS e a Firenze.
Nel 2013 arriva il primo contatto con il Movimento 5 stelle, come specificò qualche tempo addietro lo stesso professor Conte: «Fui contattato e mi venne chiesta la disponibilità di farmi nominare come membro dell’organo di autogoverno della Giustizia amministrativa. Per onestà intellettuale gli precisai: “Non vi ho votato e non sono un simpatizzante”. Mi venne risposto: “A noi non interessa, vogliamo un indipendente”. Ecco allora che ho potuto verificare con mano che nel DNA di questi giovani amici c’è la cultura della legalità, il rispetto delle istituzioni e la difesa di un concetto di etica pubblica». Dello stesso Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa diventerà anche vicepresidente.
Qualche tempo dopo coordinerà l’istruttoria che solo recentemente ha portato alle dimissioni del consigliere di Stato Francesco Bellomo, per le richieste inappropriate che ricevevano le allieve dei corsi di preparazione alla magistratura. Poi la presentazione della squadra di ministri in campagna elettorale: una presentazione “simbolica” come aveva espresso lo stesso Conte (da buon giurista qual è) ma che ha significato tanto per il rapporto di collaborazione con i pentastellati. Nel giorno della presentazione, lo stesso professore, aveva illustrato i suoi obiettivi qualora quella squadra di governo fosse venuta ad essere: «Dobbiamo combattere l’ipertrofia normativa, dobbiamo fare in modo di contrastare l’ignoranza coatta che avvantaggia i disonesti. Serve un riassetto di interi settori e bisogna semplificare al massimo tutti i passaggi burocratici, così come un riassetto delle autorità indipendenti. Bisogna infine puntare sulla meritocrazia e da ultimo, con il ministero dell’Istruzione, rivedere pressoché integralmente la riforma della cattiva scuola».
Lui che non ha nascosto, in queste settimane in cui il suo nome è andato un po’ alla ribalta, le sue preferenze in giovane età. «In passato ho votato a sinistra – aveva dichiarato il presidente incaricato – Oggi penso che gli schemi ideologici del ‘900 non siano più adeguati. Credo, anzi, che sia più importante valutare l’operato di una forza politica in base a come si posiziona sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. Bisogna valutarlo soprattutto sulla capacità di questa di elaborare programmi utili ai cittadini».
Francesco Mascali
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