Sono molti gli individui che si svegliano paralizzati e con la sensazione di avere accanto una minacciosa presenza. La scienza ha un nome e una spiegazione per questo disturbo, ovvero paralisi nel sonno.
La paralisi nel sonno, conosciuta anche come paralisi ipnagogica è un’esperienza vissuta da circa il 40% degli individui. Chi lo ha provato non lo riesce a dimenticare: improvvisamente ci si ritrova coscienti ma paralizzati, con la sensazione di avere un’oscura ed estranea presenza vicino. Può anche accadere di sentire voci familiari, provare un senso di pressione sul petto, o più raramente l’impressione di uscire dal proprio corpo.
Questa paralisi si verifica nella fase REM – l’ultimo dei cinque stadi del sonno -, durante il quale si ha un’intensa attività cerebrale normalmente associata ai sogni, ma in cui tutti i muscoli, eccetto gli occhi e le vie respiratorie, sono immobili per evitare movimenti involontari. È un disturbo che si manifesta spesso al risveglio e ha una durata massima di due minuti. E non è raro, anzi, è molto diffuso ed è causato da un prolungamento eccessivo o un inizio anticipato della fase REM: questo fa si che il risveglio non coincida esattamente con il momento in cui i muscoli hanno ripreso il proprio tono. Tutto ciò è provocato da vari fattori come problemi da stress post-traumatico, ma anche ansia e scarsa qualità del sonno. La categoria più a rischio sarebbe quella degli studenti.
In uno studio britannico pubblicato sul Journal Of Sleep Research sono stati intervistati 862 soggetti, il 30% dei quali ha ammesso di aver sperimentato almeno una volta la paralisi nel sonno; l’8%, invece, ha riferito di vivere frequentemente episodi di questo genere. Nonostante le numerose ricerche condotte a riguardo, non esistono terapie mediche specifiche per curare questo disturbo, ma in casi gravi vengono prescritti antidepressivi. Esistono, nondimeno, varie tecniche per cercare di non provare le suddette esperienze: mantenere un ciclo di sonno regolare, cambiare spesso posizione mentre si dorme, mangiare bene e fare esercizio fisico. È inoltre possibile risvegliarsi da questo stato cercando di aprire gli occhi e concentrare tutta l’energia al fine di muovere un solo arto, oppure provare a fare movimenti bruschi. In ogni caso, è importante respirare affannosamente allo scopo di svegliare il corpo.
Martina Sacco
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