Il vaiolo delle scimmie si sta diffondendo in tutto il mondo, anche in Paesi come l’Italia, che non hanno mai sperimentato prima questa malattia, endemica nel continente africano. Siamo di nuovo di fronte a un virus zoonotico, ovvero proveniente dal mondo degli animali. Ma sono davvero loro i veri responsabili?
È chiaramente iniziata l’era delle zoonosi, in cui le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo rappresentano il 70% delle malattie infettive emergenti. Anche il vaiolo delle scimmie è una malattia trasmessa da animali selvatici, come ratti, topi e altri roditori selvatici. Il Monkeypox non è il solo virus che dai primati passa all’uomo con il tramite di piccoli mammiferi selvatici.
Questa epidemia porta un altro messaggio cruciale. Le zoonosi stanno aumentando per la vorticosa urbanizzazione di animali esotici. Bisogna, quindi, porre una grande attenzione al fenomeno crescente degli animali esotici in casa, tenuti come animali da compagnia.
Le popolazioni umane e degli animali selvatici condividono migliaia di microrganismi e frequentarsi gli uni con gli altri, se proprio necessario, dovrebbe richiedere un po’ di cautela, consapevolezza e buon senso.
Ben 400 specie animali selvatiche ospitano potenzialmente un agente infettivo in grado di ammalare l’essere umano.
La prima epidemia di vaiolo umano dal Monkeypox negli Stati Uniti, nel 2003, ebbe origine da un negozio di animali dove venivano venduti esemplari di una specie esotica chiamata ratto gigante africano, uno dei principali ospiti del virus del vaiolo della scimmia. Il caso del Covid-19 è il più eclatante, ma negli ultimi decenni ci sono stati anche altri “avvertimenti”, come “la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) o l’influenza aviaria.
Diverse specie di animali esotici, divenute negli ultimi anni una passione anche per gli italiani, sono portatori di gravi malattie zoonotiche. Iguane, furetti, serpenti e tanti altri sono potenzialmente portatori di virus e batteri trasmissibili all’uomo.
Tra le malattie più frequenti la tularemia, la salmonellosi e la leptospirosi.
Non è nemmeno così scontato garantire lo stato sanitario di questi animali selvatici. Anche il loro benessere è di difficile valutazione e, soprattutto, di una certa rilevanza. Ognuno ha le proprie caratteristiche e necessità. Alcuni devono stare in ambienti con una specifica umidità, altri devono mangiare esclusivamente certi alimenti. Per tutti bisogna considerare la necessità di movimento.
Gli appartamenti delle città, i garage o i giardini non sono il luogo ideale per la vita, talvolta molto lunga, di animali che dovrebbero vivere in natura.
Molti muoiono durante la cattura o il trasporto dai Paesi d’origine e i superstiti sono condannati a vivere in ambienti inadatti. Quando fuggono o vengono abbandonati vanno spesso incontro a morte certa.
Se riescono miracolosamente ad ambientarsi, entrano in conflitto con la fauna selvatica locale che, a sua volta, rischia spesso l’estinzione per causa loro.
Costretti in ambienti minuscoli, ben diversi dai loro habitat naturali, privati della loro libertà e trattati alla stregua di soprammobili e ornamenti. Spesso e volentieri a causa di collezionismi, mode infinite e frivoli capricci.
Ogni anno milioni di animali selvatici vengono catturati nei loro habitat naturali e venduti in tutto il mondo, destinati a vivere in cattività. È stato dimostrato che il commercio di specie esotiche è una delle principali minacce alla biodiversità. Infatti, mette molte specie in pericolo di estinzione e la questione non si può assolutamente prendere sottogamba.
ll Governo era chiamato ad attuare una Legge delega, la 53 del 2021, approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento lo scorso anno, a tutela degli animali e della salute umana.
Recentemente, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato tre schemi di decreti legislativi proposti dal ministro della Salute Speranza entro la scadenza della delega dell’8 maggio.
Il nuovo provvedimento contiene divieti non derogabili su tutti gli animali selvatici ed esotici nati in natura e una deroga per degli animali allevati inseriti in quella che ha definito “White List” o Lista positiva. Questa lista conterrà le specie che potranno continuare a essere commercializzate e tenute oltre il divieto generale.
Per essere inserite in questa lista, le varie specie dovranno passare da una valutazione di alcuni criteri, tra i quali: possibilità di trasmettere zoonosi, probabilità di diventare Specie Aliene Invasive, compatibilità con la detenzione in cattività, condizione della specie in natura e rischio estinzione.
Il decreto legislativo si compone di 18 articoli, che prevedono anche sanzioni pesanti per i trasgressori, ed è ora al vaglio delle commissioni Affari sociali e Agricoltura, che sono chiamate a esprimere un parere entro il 16 giugno.
Tra i provvedimenti adottati dovrebbero, inoltre, rientrare: l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche, la verifica della destinazione degli animali invenduti e norme più efficaci contro il traffico dei cuccioli.
Insomma, si spera che gli effetti di questa Legge si facciano sentire al più presto.
Affinché si smetta, finalmente, di rendere possibile comprare qualsiasi essere vivente come se fosse un giocattolo, non curandosi dello stesso e delle conseguenze.
Miriana Platania
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