Chi non ha mai sognato di trovarsi tra le mura e giardini della bellissima Versailles? Con la modernissima Jeanne du Barry, arrivata nelle sale cinematografiche lo scorso 30 agosto, è possibile farlo. Il film segna il ritorno sul grande schermo di Johnny Depp dopo anni travagliati che hanno intaccato la sua carriera.
Inoltre, il film è stato presentato lo scorso 16 maggio come pellicola d’apertura della 76esima edizione del Festival di Cannes.
É la metà del diciannovesimo secolo in Francia, si narra la vera storia di Marì-Jeanne Bécu, una donna nata dal legame di una cuoca e un monaco. La ragazza ha dunque delle origini umili ma nonostante questo riesce a fare un ascesa sociale molto rapida: da una semplice cortigiana inizia ad addentrarsi nell’alta società grazie al suo protettore il conte Barry, con cui si sposa affinché la donna possa raggiungere Versailles e far breccia sul re.
Jeanne riesce nel suo intento, ma con “un’imprevisto”: non solo diventa l’amante “Preferita del re“, ma tra i due nasce spontaneamente una relazione d’amore che va oltre quella carnale.
Al di là che l’epoca in cui è ambientato il film, grazie alle abilità dimostrate dall’attrice- regista Maïwenn, esso risulta essere di natura contemporanea. Il personaggio costruito dalla stessa regista su sé stessa è un chiaro e forte esempio di lotta tutta al femminile che porta alla riflessione di temi completamente attuali. Du Barry è una donna forte, libertina, sa cosa vuole e soprattutto va al di là delle rigide regole imposte dalla corte, sino a diventare un modello di stile e di vita da seguire per le giovani ragazze, soprattutto dopo aver commesso lo “scandalo” di indossare dei vestiti da uomo e cavalcare.
Non solo, Jeanne è una donna che imparato a stare nella regalità ma che non accetta la freddezza dei rapporti imposti. Con lo scorrere del racconto il personaggio subisce una crescita personale importante, arrivando alla consapevolezza che l’ascesa sociale che aveva cercato per la sua intera vita non era la cosa più importante , ma l’amore, come quello per il figlio “adottivo” – figlio del conte- e quello proibito con il re Luigi XV.
Il femminismo portato sullo schermo non è stucchevole ed eccessivo, anzi, a volte dona l’idea che ci sia stata qualche mancanza nel lancio di un messaggio più forte. Dall’altra parte però, si deve ricordare il periodo storico in cui è ambientato e che la tecnica di racconto utilizzata permette probabilmente di non dar fastidio allo spettatore, anche quello più restio.
Dopo anni travagliati, Johnny Depp torna sullo schermo ma indossa una veste poco nota della sua carriera. Quello che ha interpretato è un personaggio con una personalità nuova, pacata e non frizzante come è solito del suo modo di fare, anche se in alcune scene ci dona qualche timido accenno della tipica personalità divertente.
Re Luigi XV è rappresentato come un regnante che accetta tutte le regole di corte, le attua, ci vive, cosi come il suo rituale mattutino. Ma sarà proprio quella routine -dopo aver conosciuto Jeanne- a risultare quasi ridicola a suoi occhi ma che continua ad accettare data la posizione ricoperta. Luigi è un re rispettoso delle regole, con un’insaziabile bisogno di sentirsi soddisfatto: sembra cercare solo sessualità, ma da ciò che traspare dal film dato il suo rapporto non fruttuoso né con la moglie né con le figlie-la sua sembra una ricerca smodata per l’amore, che forse non aveva mai realmente conosciuto.
É un re romantico, tuttavia il personaggio potrebbe apparire “piatto” dato che il fuoco dell’amore per la sua “Preferita” non è sempre cosi evidente, e a tratti, può sembrare quasi impassibile. Sarà forse una rigidità decisa per il ruolo ricoperto?
Il film riesce a immergersi completamente nella bellezza e maestosità della reggia di Versailles. Il cospicuo budget- si parla di circa 200 milioni di euro- è certamente evidente nella bellezza e sfarzosità dei vestiti utilizzati e dettagliati trucchi, elementi che riescono a catapultare il telespettatore indietro di secoli.
Allora cosa è andato storto?
Soprattutto la prima parte del film scorre in modo molto lento e poco coinvolgente, rischiando cosi di risultare noiosa per lo spettatore. Nella seconda parte il racconto e il ritmo diventa più interessante e attrattivo. Per quanto riguarda i dialoghi, non risultano “memorabili” e sembra non esserci nessuna frase cult che “rappresenti” pienamente il film.
Anche se i due attori riescono a calzare il ruolo, bisogna ammettere che forse questo non è uno dei migliori ruoli di Depp e nemmeno un film che può urlare al “capolavoro”: bello, ma non troppo.
Sara Sapuppo
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Nata a Catania nel 2000, Sara sin da bambina ha sempre voluto lasciare il segno in questo mondo, e non appena entrata nella sua adolescenza ha capito che il modo migliore per farlo era la comunicazione. Infatti, dopo essersi diplomata nel settore turistico, si scrive e frequenta sino ad ora la facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione presso l’Università di Catania.
Tra le sue passioni spiccano quelle per la musica e quella di interessarsi di ciò che accade attorno a lei quotidianamente, battendosi per la difesa di quelli che sono i diritti ( ma anche doveri eh!) umani. Per questo, cerca da qualche anno a questa parte di poter interagire con gli altri attraverso blog e i social.