La 22esima edizione di Ecosistema Urbano, l’indagine di Legambiente realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, ha recentemente evidenziato la scarsa sostenibilità delle città italiane.
Il report di Legambiente ha dipinto le città italiane tardive a rinnovarsi in chiave sostenibile. Per l’associazione ambientalista, infatti, i passi avanti che sono stati fatti fino ad ora sono troppo pochi. Se da una parte nei centri abitati si registrano lievi picchi sul fronte della raccolta differenziata, delle energie rinnovabili e un leggero calo degli sforamenti nelle concentrazioni di NO2, di PM10 e di ozono (grazie anche a condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti), dall’altra manca, invece, la voglia di puntare su una mobilità nuova, utile per uscire dalla morsa di traffico e smog e la creazione di eco-quartieri per poter rigenerare le periferie e rilanciare, così, il patrimonio edilizio. Dal dossier è emerso che esiste un divario tra nord e sud del Paese. La classifica nazionale ha mostrato che città come Verbania, Trento, Belluno, Bolzano, Macerata e Oristano sono risultate le migliori; mentre le peggiori sono tutte città del meridione: Vibo Valentia e le siciliane Catania, Palermo, Agrigento e Messina.
«Per sperare che le nostre città migliorino c’è una sola strada. Fare la scelta strategica, con i ministeri interessati coordinati da una vera cabina di regia, di fare dell’innovazione urbana e del miglioramento della vita in città la vera grande opera pubblica. La trasformazione delle città è una grande sfida che intreccia nuovi bisogni con cambiamenti istituzionali e organizzativi con sviluppo di nuove filiere industriali e passa dalla messa in sicurezza dalle catastrofi naturali, dal rilancio della vita sociale nei quartieri, dalla valorizzazione della cultura, dalla riqualificazione energetica, dall’arresto del consumo di suolo, dagli investimenti nel sistema del trasporto urbano, dal sostegno alla mobilità nuova. Una scelta politica che andrebbe nella direzione dell’interesse generale: si crea lavoro migliorando il benessere e mettendo al sicuro le nostre città. Questa sì sarebbe un’ottima carta con cui l’Italia, patria dei liberi comuni, si potrebbe presentare a Parigi, nella prossima COP 21 a dicembre», ha detto Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.
Attualmente sono stati piazzati ben 18 indicatori di qualità per confrontare i 104 capoluoghi di provincia italiani: tre indicatori sulla qualità dell’aria (per controllare le concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (per i consumi idrici domestici, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (utili per conoscere i dati relativi alla produzione e alla raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull’offerta, il secondo sull’uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (per conoscere il tasso di motorizzazione auto e moto, il modal share, l’indice di ciclabilità e le isole pedonali), uno sull’incidentalità stradale e due sull’energia (per i consumi e diffusione rinnovabili).
Valentina Friscia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.