Quattro mesi di reclusione, pagamento delle spese processuali, risarcimento del danno in favore della Lav e provvisionale di 5mila euro. Questa è la condanna per maltrattamenti sugli animali che il Tribunale di Tempio Pausania ha inflitto ai titolari del Circo Martin, Eusanio Martino e Adam Caroli.
L’inchiesta era partita nell’autunno 2014, quando il tendone fece fu al centro di un caso nazionale, con il più grande sequestro di animali da circo mai disposto ed eseguito in Italia. Tutti gli animali vennero tempestivamente messi sotto chiave. Secondo le accuse, questi esemplari venivano sottoposti a sevizie, comportamenti e fatiche insopportabili. Inoltre, erano malnutriti e custoditi in condizioni assolutamente indecenti. Il dirigente della Lav ha sottolineato, poi, come questa condanna sia solo un ulteriore monito per le istituzioni. Queste, infatti, dovrebbero approvare prima possibile la legge per vietare l’uso degli animali negli spettacoli e farlo in linea definitiva. Una normativa ancora completamente assente e che sembra aver dimenticato quanta sofferenza si celi dietro la realtà del mondo circense.
Tigri prigioniere in gabbie fredde e strette, elefanti incatenati. Tutti obbligati – con le botte, le bastonate, la frusta – a fare “esercizi” pericolosi e non naturali. Il circo uccide la dignità e la libertà degli animali, praticamente tenuti prigionieri a vita. E’ naturale per un orso ballare o per delle foche giocare con un pallone? Oppure per un elefante mantenere il suo peso di diverse tonnellate sulle sole zampe posteriori? O per dei felini saltare attraverso un cerchio infuocato, considerato anche il terrore atavico degli animali per questo elemento? Ovviamente no. Il circo è solo uno, anche se il più noto, dei tanti spettacoli tradizionali, che affondano le proprie radici nella cultura secondo la vita di un animale debba essere asservita totalmente all’uomo: divertimento compreso. Ed allora l’animale è costretto a vivere contro natura e nel costante terrore. Fino a quando poi, tra continui stenti, soprusi e sofferenze, cederà inevitabilmente.
Andra, elefantessa simbolo del Circo Rolando Orfei, è morta questo ottobre ad Azzano San Paolo, in provincia di Bergamo. L’animale era balzato agli onori delle cronache nel 2009 per un caso di maltrattamento nel corso di uno spettacolo circense in Grecia: le immagini avevano suscitato una tale indignazione nei cittadini che il governo decise di vietare immediatamente l’impiego degli animali nei circhi.
Tuttavia i circhi viaggiano continuamente in Italia e all’estero, trasportando per migliaia di chilometri gli animali e forzandoli ad esibirsi, ad ogni costo e senza alcuno scrupolo. A volte cambiano nome e insegne, o si raggruppano tra loro, spesso possono affittare animali da altri circhi o spettacoli. I controlli e la tracciabilità sono quindi particolarmente difficili, se non quasi impossibili.
E così Andra è stata impiegata ancora nelle esibizioni nonostante la sua non più giovane età, nonostante le sue condizioni già compromesse. L’elefantessa, infatti, aveva 63 anni ed ha continuato ad “esibirsi” anche dopo un malore avuto proprio ad Azzano ed è stata crudelmente sfruttata fino al suo ultimo respiro.
Andra, le sue lacrime e il suo sangue, diventano il simbolo dello sfruttamento degli animali nei circhi di tutto il mondo. Diventano l’ombra con cui dovranno convivere tutti coloro che ancora tollerano questa malata forma di intrattenimento umano.
Ma i circhi itineranti incontrano, fortunatamente, sempre più resistenze. Già in 23 paesi nel mondo è stato vietato o ridotto in varia misura l’uso di animali negli spettacoli viaggianti. In Europa negli ultimi anni ci sono stati notevoli progressi: a Cipro e in Grecia è vietato l’utilizzo di tutte le specie animali nei circhi, mentre in altri 7 paesi europei (Austria, Belgio, Croazia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi e Slovenia) è stato vietato l’utilizzo di animali esotici. Tuttavia c’è ancora molto lavoro da fare. Secondo il monitoraggio effettuato dalla Lav, attualmente dovrebbero essere circa 2mila gli animali detenuti in poco più di cento circhi, e molto elevata sarebbe la detenzione di specie in via di estinzione, come le tigri.
In Italia non vige ancora alcuna legge a riguardo, ma l’Eurispes ha rilevato che più del 70% degli italiani è contrario all’utilizzo degli animali nei circhi. Anche le amministrazioni territoriali, in particolare quelle comunali, si fanno promotrici di iniziative regolamentari volte a contrastare il fenomeno delle attività circensi che utilizzano animali.
Considerando la legislazione penale in favore degli animali, emerge ancor di più la contraddizione dell’assenza di un divieto assoluto ai circhi che utilizzano gli animali, sempre più osteggiato anche dal senso comune. Appare,dunque,fondamentale l’approvazione di una legge nazionale che introduca una volta per tutte il divieto ai circhi. Una legge che metta fine a questa subdola forma di sfruttamento, che si sforza di trasformare la sofferenza animale in un macabro teatrino. Uno spettacolo dal finale tristemente amaro, a cui la maggior parte della gente, oramai, non ha più voglia di assistere.
Miriana Platania
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