Danneggiati i sanitari: casi di individui positivi al Coronavirus stanno salendo sempre di più, ma la gente non smette di perdere il controllo e lasciarsi guidare dal panico. Dopo i supermercati svuotati e le farmacie senza scorte di gel igienizzanti, si presenta un’altra esagerazione: l’isolamento delle persone.
Il confine tra i concetti di precauzione ed esagerazione è, in questi giorni, molto sottile. Le persone si scontrano sui social su chi abbia più informazioni, o disinformazioni, riguardo il Covid-19. Tuttavia, non è una novità nella storia del mondo: sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E in Italia hanno perseverato in molti: chi ha fatto scorta di gel igienizzanti rendendoli indisponibili per i veri bisognosi (per esempio i pazienti immunodepressi), o chi ha svuotato gli scaffali di pasta e conserve dei supermercati, convinti che fosse un’epidemia da fine del mondo. Non una, non due, ma più volte nel corso di settimane.
Possiamo definire questo comportamento giusto? Ovvio che no, ma non è neanche la peggiore delle situazioni. Il vero danno lo ricevono persone a stretto contatto con la possibilità di essere infetti. Questi sono tutti esseri umani che devono affrontare i commenti di persone in preda al panico: asiatici, medici, infermieri e raffreddati.
Vengono danneggiati proprio i sanitari, per sfiducia o per paura, per precauzione o esagerazione. Ma gli eroi di oggi sono proprio loro: tutti i medici, assistenti di laboratorio e infermieri che si stanno impegnando nello sconfiggere questo virus. Lo si studia nelle condizioni in cui può morire, lo si studia per trovare un vaccino. Ma lo si studia anche per mettere fine alla psicosi di chiunque.
Succede a Bologna, per esempio, a Giorgio, impegnato nel suo lavoro al Policlinico Sant’Orsola di Bologna. La sua storia è breve, ma va letta attentamente.
Ogni giorno Giorgio si recava nell’ospedale della capitale emiliana, attraversava il centro della città, che rispetto ai soliti pomeriggi di fine inverno (o della primavera), è sempre popolato di studenti, turisti e bolognesi. Oggi invece il centro è vuoto, se non poco attraversato da pedoni.
Giorgio continuava la sua passeggiata, superava Porta Maggiore e, uscito dal centro, arrivava al Policlinico. Dopo ore di lavoro, tornava a casa dove lo aspettavano i suoi due coinquilini. Una volta rientrato, la prima cosa che pensa un comune lavoratore (e questo vale per tutti) è quella di mangiare. Invece no, perché in cucina c’erano i due inquilini ad aspettare Giorgio, perché sono in preda all’ansia, sono spinti dai parenti preoccupati a parlargli e a chiedergli spiegazioni e informazioni sul Covid-19.
Giorgio fa quello che gli è stato insegnato: informare con quello che si sa realmente su questo virus, placare gli animi e evitare situazioni sgradevoli.
“I rapporti con i miei coinquilini sono stati ottimi fino ad alcuni giorni fa, quando ogni volta che tornavo da lavoro li trovavo preoccupatissimi in cucina. Mi tempestavano di domande sul virus e sui rischi di contagio. Ogni giorno, in maniera sempre più pressante, mi chiedevano quali provvedimenti stavano attuando in ospedale. (…) Un giorno esplode una discussione per una banalità sulla modalità di preparazione di un igienizzante fatto in casa, così andiamo dritti al punto ed esce che il problema era la mia presenza in casa“
Ora Giorgio dovrà cambiare casa: un accordo ottenuto anche in seguito a una discussione più razionale. Spiega lui: “Ci siamo chiariti e hanno fatto un passo indietro, ma il problema di base resta e da medico devo anche tenere in considerazione la possibilità di entrare in contatto con il Covid-19”. E in certe situazioni la libertà di scelta del singolo cittadino, purtroppo, è infima. Tuttavia, non va dimenticato che chi lavora in determinati ambienti (ospedali e ristoranti per fare un esempio) è obbligato a mantenere pulito l’ambiente di lavoro.
Non è una novità che bisogna lavarsi con frequenza le mani e disinfettare, o pulire con frequenza, gli ambienti di casa. E chi è medico o infermiere non può essere vittima di un cerchio di pregiudizi, rischiando di perdere casa e contatti con il mondo esterno. Chiunque fosse a contatto con persone che rischiano di contrarre il virus, poiché è la cosa più giusta da fare, dovrebbe porre il problema da subito. Il compito, del bravo cittadino, dovrebbe essere quello di evitare che vengano danneggiati i sanitari e qualsiasi persona legata all’ambito medico, poiché sono loro al momento chi possono risolvere questa situazione.
Davide Zaino Pasqualone
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