Si chiama Alex Chinneck, ha 31 anni ed è un artista britannico specializzato in sculture architettoniche e installazioni temporanee di grande scala. Ha conseguito gli studi alla Bedford Modern School, dove il padre insegnava educazione fisica. Da ragazzo, la sua ambizione era diventare un giocatore di cricket, giacché aveva capitanato la squadra del proprio istituto a livello regionale, ma poi dai 16 ha sviluppato un notevole interesse per l’arte, che lo ha condotto a studiare disegno al Chelsea College of Arts, nonché infine a laurearsi e a diventare membro della Royal British Society of Sculptors. Una formazione canonica e accademica, pertanto, dopo la quale ci si aspetterebbe un artista ben inquadrato e amante del canone: niente di più sbagliato.
Dopo essersi inizialmente concentrato su sculture di piccolo taglia, infatti, influenzato dalla Casa disegnata da Rachel Whiteread e dal lavoro di Richard Wilson, Chinneck ha iniziato a lavorare a design di larga scala, fino ad essere oggi definito maestro delle illusioni architettoniche e Banksy del vetro. Come mai tali appellativi? Ebbene, l’artista spiega che l’obiettivo principale delle proprie creazioni consiste nel sorprendere gli spettatori e gli astanti, motivo per cui una delle sue abitudine ricorrenti è «prendere qualcosa di familiare e trasformarlo, in modo da distorcere la nostra percezione del mondo intorno a noi». Tenendo conto di tali premesse non risulterà difficile, probabilmente, credere al fatto che egli sia il creatore di case che sembrano sciogliersi e dissolversi nel pavimento, facciate ricoperte di vetri rotti, ed edifici in apparenza capovolti, tutti rigorosamente collocati a Londra e dintorni. Le sue prime opere comprendono Dire la verità attraverso denti falsi (2012), per il quale l’artista ha usato 1248 pezzi di vetro per creare 312 finestre in modo identico, tutte in frantumi sulla facciata-relitto di una fabbrica a Hackney; Dalle ginocchia del mio naso al ventre dei miei piedi (2013) a Margate, dove Chinneck ha creato l’illusione che l’intera facciata della casa fosse scivolata in giardino; e Sotto il tempo, ma oltre la Luna (2013), un immobile commerciale situato sulla Blackfriars Road e creato come se fosse stato completamente invertito in proporzioni, forme e componenti.
Al 2014 risalgono, invece, Prendete il mio fulmine, ma non rubate il mio tuono (2014), un edificio situato a Covent Garden e progettato per apparire galleggiante nell’aria, e Una libbra di carne per 50 penny (2014), ovvero una casa in Southwark Street costituita da 7500 mattoni di cera paraffina, che lentamente si sciolgono. L’installazione Tirati su e rimettiti in sesto di quest’anno, infine, ha visto una Opel Corsa Vauxhall sospesa a testa in giù nel parcheggio di Southbank Centre. Tanto le prime creazioni quante le più recenti hanno consentito a Chinneck di affermarsi nel panorama internazionale come una personalità dal prestigio e dall’estro rarissimi, che ha saputo sfruttare la formazione teorica ricevuta per realizzare strutture a prima vista fantasmatiche e fatiscenti, eppure cariche di un fascino struggente e assolutamente in linea con la “decadenza” urbana del presente, sia in senso letterale che metaforico. Il giovane trentunenne sembra essere riuscito, insomma, a descrivere, tramite giochi di forme e di posizioni che sfidano la gravità e che si prendono gioco dell’architettura convenzionale, un disagio appartenente non solo agli edifici, ma anche e soprattutto agli uomini: quello della lenta ma inevitabile dissolvenza e corruzione.
Eva Luna Mascolino
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