Il big match tra Manchester City e Liverpool, valevole per la trentaduesima giornata di Premier League e in programma oggi, mette di fronte due tra le squadre più in forma del momento. I Citizens, campioni in carica e al comando anche quest’anno, sono reduci dal successo per 1-0 nell’andata dei quarti di finale di Champions League con l’Atlético Madrid e non perdono da otto partite tra campionato e coppe.
I Reds, dal canto loro, hanno vinto 3-1 sul campo del Benfica nell’andata dei quarti della Coppa dalle grandi orecchie e vengono da undici risultati consecutivi in Premier. Una striscia che ha permesso loro di ridurre sempre più lo svantaggio dal City capolista, fino ad arrivare allo scontro diretto con un solo punto di distacco dalla vetta.
L’obiettivo primario degli uomini di Pep Guardiola resta quella Champions League soltanto sfiorata lo scorso anno e mai vinta prima dai Citizens (il tecnico spagnolo ne ha messe due in bacheca, entrambe con Barcellona, di cui l’ultima risale al 2011).
Se questi ultimi possono legittimamente ambire a uno storico Triplete, i ragazzi di Jürgen Klopp possono fare addirittura meglio. Il Liverpool, infatti, oltre ad essere in corsa in Premier League, FA Cup e Champions League, ha già vinto la Coppa di Lega contro il Chelsea.
Il Quadruple, dunque, è ampiamente alla sua portata. Oltre a sfidarsi tra poche ore in un match che probabilmente deciderà l’esito del campionato, City e Liverpool si affronteranno in semifinale di FA Cup il 16 aprile e potrebbero ritrovarsi contro in finale di Champions il prossimo 28 maggio.
Per staccare il pass per la finalissima di Parigi, i Citizens dovranno aggiudicarsi il ritorno dei quarti con l’Atlético e battere una tra Chelsea e Real Madrid (3-1 per i blancos all’andata a Stamford Bridge). I Reds, invece, devono archiviare la pratica Benfica e superare una tra Bayern Monaco e Villarreal (1-0 per gli spagnoli tra le mura amiche all’andata).
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L’ex calciatore e allenatore irlandese Mark Lawrenson, difensore del Liverpool dal 1981 al 1988 e attualmente opinionista di BBC Sports, ha paragonato il confronto tra le due corazzate inglesi al Clásico dello scorso decennio, con José Mourinho e Cristiano Ronaldo da una parte e Pep Guardiola e Leo Messi dall’altra.
Barcellona e Real Madrid hanno dominato in lungo e in largo per più di una decade tra Spagna e Europa, spartendosi quindici degli ultimi diciassette campionati (sei per il Real, undici per il Barça) e sette delle scorse tredici Champions League (tre i blaugrana, quattro le merengues).
Le due inglesi, invece, possono vantare sei Premier League dal 2011-2012 ad oggi (cinque per il City, una per il Liverpool) e una sola Champions League vinta nell’ultimo decennio, quella conquistata dai Reds nel 2019.
Con le dovute proporzioni, il confronto tra due colossi del calcio britannico e internazionale ricorda per tanti aspetti quello tra le due acerrime rivali spagnole, sia per le numerose affinità dal punto di vista tecnico che per le filosofie e il pedigree dei rispettivi allenatori. Manchester City e Liverpool potrebbero anche ritrovarsi in finale di Champions.
Dal 2018-2019, il Manchester City ha fatto più punti di tutte in Premier League: 338, appena uno in più rispetto al Liverpool. Entrambe hanno lo stesso record di vittorie in una singola edizione del massimo campionato inglese (32) e sono pari anche per ciò che concerne il record di vittorie consecutive (18).
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Pep Guardiola e Jürgen Klopp sbarcano nell’universo della Premier League quasi nello stesso momento. Il 51enne catalano viene annunciato come nuovo allenatore del Manchester City nel febbraio 2016, appena quattro mesi dopo l’approdo del 54enne di Stoccarda sulla sponda rossa del Merseyside, in luogo dell’esonerato Brendan Rodgers. Il loro percorso, però, è stato sensibilmente diverso.
Dopo un primo anno molto complicato per entrambi (ottavo posto in campionato e sconfitte nelle finali di Europa League e Coppa di Lega per Klopp, terzo posto, semifinali di FA Cup e ottavi di Champions per Guardiola), i due si incrociano ai quarti di Champions League nel 2018.
Ad avere la meglio è il Liverpool, che stravince l’andata ad Anfield (3-0) e fa suo anche il match di ritorno a Manchester (1-2). Tuttavia, per festeggiare il suo primo trofeo Klopp l’anno successivo, con la conquista della prima Coppa dalle grandi orecchie della sua carriera, la sesta della storia del club.
È proprio tra il 2017-2018 e il 2018-2019 che il Liverpool inizia a spiccare il volo e a produrre un calcio che appassiona il mondo intero e fa salire alla ribalta un tecnico che prima di allora aveva sì fatto parlare bene di sé, ma non si era ancora imposto del tutto.
Dopo cinque trofei in sette anni alla guida del Borussia Dortmund dei vari Lewandowski, Reus, Hummels, Götze e Perišić, la nuova sfida di Klopp era tanto affascinante quanto complicata: rendere nuovamente grande il Liverpool, in Inghilterra come in Europa e nel mondo.
Il nativo di Stoccarda ci è riuscito nel giro di pochi anni, proponendo un calcio heavy metal basato sul pressing alto e aggressività e tenacia con e senza palla, dal primo all’ultimo minuto. Uno stile di gioco che lo rispecchia a pieno e che ha convinto anche i più scettici.
Non è un caso, ad esempio, che sotto la guida di Klopp il Liverpool abbia messo le mani sulla prima Premier League della sua storia, nel 2020. Un trofeo che i Reds aspettavano addirittura dal 1990, quando il campionato inglese si chiamava ancora First Division (la Premier League sarebbe nata di lì a poco, nel 1992).
Per riportare il club ai fasti d’un tempo, Klopp ha sì attinto preziose risorse dal mercato (Mané e Matip nel 2016, Salah e Robertson nel 2017, Alisson, Van Dijk, Fabinho e Naby Keïta nel 2018, Thiago Alcántara e Diogo Jota nel 2020, Konaté la scorsa estate e Luis Díaz a gennaio di quest’anno), ma ha anche e soprattutto puntato su numerosi giovani talenti, alcuni dei quali provenienti direttamente dal vivaio dei Reds.
Tra questi, spicca il terzino destro classe ‘98 Trent Alexander-Arnold, che con Klopp ha fatto il suo debutto in prima squadra, diventando in breve tempo uno degli esterni più completi e affidabili al mondo, specialista dei calci piazzati e capace di sfornare assist in quantità industriale. Da tenere d’occhio anche il centrocampista Curtis Jones (2001) e l’esterno d’attacco Harvey Elliott (2003).
Discorso simile per Guardiola, che dal mercato ha ottenuto ancor più risorse, utili a plasmare la squadra secondo il suo credo tattico. Sin dal suo arrivo sulla panchina del City, nessuna squadra al mondo ha speso più soldi per l’acquisto di nuovi calciatori.
Nella lista degli acquisti degni di nota figurano nomi del calibro di Gündoğan, Gabriel Jesus, Zinchenko, Sané, Stones (2016), Ederson, Walker e Bernardo Silva (2017), Mahrez (2018), Cancelo e Rodri (2019), Rúben Dias (2020) e Grealish (2021). Molti di loro sono elementi imprescindibili nel sistema di gioco di Guardiola, che però ha dato fiducia anche al promettente Phil Foden, facendolo debuttare nel 2017, a 17 anni, e ha contributo in maniera determinante alla definitiva consacrazione di Kevin De Bruyne, ormai uno dei migliori centrocampisti in circolazione, se non il migliore.
Il fuoriclasse belga non ha un ruolo ben definito, perché la sua classe e il suo sconfinato repertorio gli consentono di disimpegnarsi in più zone del campo. Proprio come Johann Cruijff, icona del calcio totale dell’Olanda degli anni ‘70 cui Guardiola si ispira.
Guardiola e Klopp si sono affrontati ventidue volte nel corso della loro carriera. I primi otto incroci risalgono ai tempi di Bayern Monaco e Borussia Dortmund, con quattro vittorie a testa.
Nei quattordici duelli tra Manchester City e Liverpool, il catalano ha avuto la meglio in cinque occasioni: quattro vittorie, tutte in Premier League (5-0 nel 2017-2018, 2-1 nel 2018-2019, 4-0 nel 2019-2020 e 1-4 nel 2020-2021), e un pareggio con trionfo ai rigori nel Community Shield del 2019-2020.
Cinque gioie anche per il tedesco, tra Premier (1-0 nel 2016-2017, 4-3 nel 2017-2018 e 3-1 nel 2019-2020) e Champions League (3-0 in casa e 1-2 in trasferta nei quarti del 2017-2018). Quattro, invece, i pareggi, anch’essi tutti in campionato: 1-1 nel 2016-2017 e nel 2020-2021, 0-0 nel 2018-2019 e 2-2 quest’anno.
Anche il confronto dei testa a testa nelle finali è equilibrato. Klopp ha vinto due Supercoppe di Germania col Borussia Dortmund ai danni del Bayern di Guardiola (2013-2014 e 2014-2015). Quest’ultimo ha risposto con una Coppa di Germania (2013-2014) e un Community Shield (2019-2020).
Il divario aumenta se si considerano i trofei vinti complessivamente dai due allenatori. Pur essendo infatti due tecnici vincenti, l’uno ha in bacheca più del triplo dei trofei dell’altro. Guardiola ha vinto 31 titoli sin qui (14 col Barcellona, 7 col Bayern Monaco e 10 col Manchester City), mentre Klopp è fermo a 10, di cui cinque col Borussia Dortmund e altrettanti col Liverpool.
Entrambi, inoltre, hanno raggiunto tre volte la finale di Champions in carriera. Due vittorie col Barcellona, nel 2009 e nel 2011, e un ko col City nella scorsa edizione per il catalano, una vittoria, col Liverpool nel 2019, e due sconfitte, col Borussia Dortmund nel 2013 e coi Reds nel 2018, per il nativo di Stoccarda.
Cinque i giocatori che hanno avuto modo di lavorare con entrambi gli allenatori. Robert Lewandowski esplode al Borussia Dortmund sotto la guida di Klopp (30 gol nel 2012, 36 nel 2013 e 28 nel 2014) prima di passare al Bayern di Guardiola.
Stessa sorte per Mario Götze (al BVB dal 2009 al 2013 col tedesco, al Bayern dal 2013 al 2016 col catalano). Percorso inverso per Xherdan Shaqiri, che si fa notare tra le file del Bayern di Guardiola (2013-2015) e raggiunge Klopp a Liverpool nel 2018.
Tra i possibili protagonisti del big match di domani, İlkay Gündoğan sale alla ribalta con Klopp in giallonero prima di passare al City di Guardiola, mentre Thiago Alcántara, dalla scorsa estate in forza al Liverpool di Klopp, può vantare ben due esperienze agli ordini di Guardiola: dal 2009 al 2012 al Barcellona, dal 2013 al 2016 al Bayern Monaco.
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Se Klopp e Guardiola sono maghi delle panchine, in campo ci saranno due calciatori geniali che in quanto a capacità di far sembrare facili anche le cose più difficili non sono secondi a nessuno.
Mohamed Salah e Riyad Mahrez sono, insieme a un altro protagonista della sfida, Sadio Mané, gli attaccanti africani più forti in circolazione.
L’egiziano classe ‘92 si appresta a vincere la classifica marcatori della Premier League per la terza volta in carriera con 20 reti in 28 presenze, cui si aggiungono 8 gol in altrettante partite di Champions League, per un totale di ben 28 gol e 10 assist in 38 presenze stagionali.
L’algerino classe ‘91 ha numeri simili: 22 gol e 7 assist in 37 apparizioni in stagione, di cui 10 reti e 4 passaggi vincenti in 22 partite in campionato e 6 gol e un assist in 9 match di Champions.
Anche sul piano tecnico, i due geni del calcio africano hanno molto in comune. Entrambi hanno un mancino capace di accendersi in qualsiasi situazione, sanno districarsi in spazi molto stretti col pallone tra i piedi e possono fare ricorso a una moltitudine di soluzioni per colpire gli avversari in qualsiasi situazione.
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Guardiola e Klopp studiano costantemente l’evoluzione del calcio. In virtù di ciò, entrambi si affidano a due portieri moderni, capaci di farsi valere sia a suon di parate spettacolari e decisive che attraverso precisi lanci lunghi e gran sicurezza nella gestione del pallone, qualità che gli consentono anche di mettere a referto degli assist.
Ederson, 28 anni, al City dal 2017, e Alisson, 29 anni, al Liverpool dal 2018, sono tra i migliori portieri della Premier League e si contendono il posto da titolare nella Nazionale brasiliana. Il secondo è già stato decisivo lo scorso anno nella corsa a un posto in Champions, segnando al fotofinish di testa il gol del successo in casa del West Bromwich (1-2) nella trentaseiesima giornata di campionato.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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