Il mese di agosto targato NBA non aveva riservato fin qui emozioni degne di nota per ciò che concerne il mercato, con l’attenzione degli appassionati che si era focalizzata principalmente sulla pubblicazione del calendario dell’ormai imminente nuova stagione. È proprio quando la situazione è tranquilla, però, che bisogna sempre stare
in allerta ed essere consapevoli che qualcosa prima o poi accadrà, cosa a cui del resto il mondo della pallacanestro a stelle e strisce ci ha parecchio abituato nel corso della sua storia. E allora ecco che a scuotere la monotonia quotidiana è la notizia dello scambio andato in porto tra Cleveland Cavaliers e Boston Celtics, con i primi che
spediscono la loro stella Kyrie Irving al TD Garden in cambio di Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Žižić e la scelta dei Brooklyn Nets al Draft 2018 (non protetta, dunque potenzialmente importante). Un epilogo che sorprende un po’ tutti e che sconvolge in particolar modo la Eastern Conference, che ripartirà il 17 ottobre proprio dal confronto tra Cleveland e Boston, le due finaliste di Est della passata stagione. L’addio di Irving era stato annunciato dal diretto interessato circa un mese fa, ma quasi nessuno si sarebbe aspettato che il talentuoso playmaker di origine australiana avrebbe indossato la maglia dei Celtics, i quali tra l’altro non erano nemmeno tra le franchigie che la prima scelta del Draft 2011 aveva iscritto alla lista delle sue destinazioni preferite. Una mossa del genere è destinata a cambiare inevitabilmente gerarchie ben precise e a smuovere determinati equilibri, non soltanto per ciò che concerne le due squadre ma relativamente all’intera lega. Sono state spese tante
parole dopo la clamorosa decisione di Irving e allo stesso modo ne verrà certamente spesa una grossa quantità circa lo scambio tra Cavs e Celtics, uno dei più inattesi quanto potenzialmente pesanti a livello mediatico e che rappresenta pane per i denti di chi non vede l’ora di rivivere lo spettacolo della lega cestistica più importante e seguita al mondo.
L’affare accontenta entrambe le parti, situazione più unica che rara per certi versi. Basti pensare ad esempio al caso degli Indiana Pacers, che hanno visto andar via il loro leader e principale punto di riferimento Paul George – artefice della qualificazione ai playoff – in direzione OKC in cambio di Oladipo e Sabonis, non proprio il massimo auspicabile. Da un lato, infatti, a Boston arriva un Irving a dir poco affamato e voglioso di diventare subito il trascinatore di una franchigia ambiziosa e ben strutturata, che guarda al futuro con cauto ottimismo pur senza rinnegare la sua tradizione vincente e gloriosa. The Uncle Drew rappresenta sicuramente il fiore
all’occhiello di un mercato a dir poco sensazionale per i Leprechauns, che hanno accolto anche Marcus Morris dai Detroit Pistons (in cambio di Avery Bradley) e, soprattutto, Gordon Hayward, strappandolo alla concorrenza di numerose franchigie che avevano mostrato interesse nei suoi confronti dopo che aveva lasciato gli Utah
Jazz ed era finito nel mercato dei free agent, risultandone uno dei pezzi pregiati. Ottimo il materiale a disposizione di Brad Stevens, che dopo l’ottima stagione dello scorso anno, culminata con il primo posto nella regular season ad Est e il raggiungimento delle finali di Conference, perse proprio contro i Cleveland Cavaliers, avrà il compito di confermarsi su questi livelli, se non addirittura di portare i Celtics a giocarsi le Finals contro la migliore di Ovest. Un traguardo ambizioso, forse anche troppo, ma di certo non impossibile per una squadra che ha una mentalità e un’organizzazione come poche altre e si è decisamente rinforzata sul mercato. In attesa dell’inizio della nuova stagione, a Boston si pensa già in grande, com’è giusto che sia, seppur con la dovuta moderazione.
Dall’altro lato, però, sorridono anche i Cleveland Cavaliers, che si disfano di un Irving che voleva fortemente provare una nuova avventura, un po’ per sentirsi il numero uno, un po’ per trovare nuovi stimoli dopo sei anni ad altissimi livelli trascorsi nell’Ohio.
Trattenerlo – va ricordato, infatti, che il playmaker classe ’92 aveva un contratto con i Cavs e che dunque l’ultima parola spettava proprio alla franchigia campione due anni fa – avrebbe rappresentato sicuramente un grosso rischio, in quanto una superstar che non si sente a suo agio, per quanto sia indubbiamente un fuoriclasse, non avrebbe dato il massimo e sarebbe dunque potuto diventare facilmente un peso per Cleveland, poiché la mancanza di motivazioni e stimoli gioca brutti scherzi, soprattutto in
contesti del genere. Se fino a ieri, però, i tifosi dei Cavaliers erano ancora scossi e atterriti dalla decisione di uno dei principali trascinatori della loro squadra appena dietro a LeBron James – l’arrivo di Derrick Rose era bastato soltanto in parte a consolarli – e che sulla carta sembrava destinato a diventare l’erede di The King per la franchigia dell’Ohio per valore tecnico ed importanza all’interno del collettivo guidato da Tyronn Lue, con lo scambio ormai andato in porto possono dormire sonni tranquilli e attendere con fiducia l’inizio della nuova stagione. Isaiah Thomas, Jae Crowder e Ante Žižić, infatti, rappresentano delle contropartite più che adeguate e che sicuramente andranno a rinforzare un roster già molto competitivo. Il primo, in particolar modo, stuzzica la fantasia dell’ambiente, in quanto si tratta di un giocatore speciale, un playmaker unico nel suo genere e che lo scorso anno ha recitato un ruolo di primo piano nella memorabile stagione dei Boston Celtics, piazzandosi inoltre al quinto posto nella classifica dell’MVP, vinto poi da Russell Westbrook.
IT – sessantesima ed ultima scelta di quel Draft 2011 in cui Irving venne selezionato con la prima chiamata dai Cavaliers – è migliorato in maniera esponenziale anno dopo anno, mostrando progressi incredibili sotto innumerevoli aspetti, ed è ormai un vero e proprio fenomeno, ma privo di manie di protagonismo: insomma, è l’uomo ideale per far coppia con LeBron James, risollevare il morale di The Chosen One (che sembrava un po’ scettico circa il mercato dei Cavs) e permettere a Cleveland di continuare a insidiare i Golden State Warriors e lottare con loro ad armi pari per l’anello. Occhio,
però, a non sottovalutare Crowder, che a Boston ha raggiunto appieno la maturità cestistica ed è stato un altro grande protagonista dei successi a tinte verde degli ultimi anni: con l’arrivo di Gordon Hayward, il suo impiego alla corte di Stevens si sarebbe inevitabilmente ridotto. A Cleveland ha l’occasione per compiere il definitivo salto di qualità e dimostrare il suo valore in un altro contesto particolarmente prestigioso quanto complicato. Per ciò che concerne Žižić, invece, è bene lasciare la parola al parquet, in quanto il centro classe ’97 l’anno scorso ha giocato in Turchia, pur essendo stato selezionato dai Celtics al Draft 2016, e dunque si affaccia per la prima volta in carriera sul palcoscenico della NBA. Oltre ai tre nomi appena citati, è bene non dimenticare la scelta non protetta al Draft 2018, che Boston aveva ottenuto dai Brooklyn Nets. Insomma, le premesse per divertirci ci sono tutte e chi si aspettava che Irving sarebbe stata l’ennesima stella a lasciare Est per emigrare ad Ovest, emulando, tra i tanti, Jimmy Butler e Paul George, è rimasto inevitabilmente spiazzato. The Uncle Drew è rimasto e per la prima volta nella sua carriera sarà avversario di LeBron James, in quello che si preannuncia uno dei duelli più attesi della prossima stagione: l’appuntamento è alla Quicken Loans Arena, dove il prossimo 17 ottobre il padrone di casa LBJ accoglierà al meglio i nuovi arrivati e sfiderà proprio l’ex compagno di squadra Irving. Non potevamo chiedere un inizio di stagione migliore.
Dennis Izzo
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Coordinatore editoriale di Voci di Città, nasce a Napoli nel 1998. Nel 2016 consegue il diploma scientifico e in seguito si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Tra le sue tanti passioni figurano la lettura, i viaggi, la politica e la scrittura, ma soprattutto lo sport: prima il calcio, di cui si innamorò definitivamente in occasione della vittoria dell’Italia ai Mondiali 2006 in Germania, poi il basket NBA, che lo tiene puntualmente sveglio quasi tutte le notti da ottobre a giugno. Grazie a VdC ha la possibilità di far coesistere tutte queste passioni in un’unica attività.
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