“Nonostante FC Barcelona e Lionel Messi abbiano raggiunto un accordo, e la chiara intenzione di entrambe le parti era di firmare un nuovo contratto oggi, ciò non può accadere a causa di ostacoli finanziari e strutturali (regolamento Liga spagnola)”.
“A causa di questa situazione, Messi non resterà all’FC Barcelona. Entrambe le parti sono profondamente dispiaciute che i desideri del giocatore e del club alla fine non vengano esauditi. L’FC Barcelona esprime con tutto il cuore la sua gratitudine al giocatore per il suo contributo alla crescita del club e gli augura tutto il meglio per il futuro della sua vita personale e professionale”.
Con queste parole, due giorni fa, il club catalano prendeva di sorpresa tutto il mondo del calcio. Non solo quello blaugrana. Dopo 21 anni, infatti, Lionel Messi non sarà più un giocatore del Barcellona.
A spiegare il motivo di questa scelta “forzata” lo stesso presidente Laporta che ha tenuto una conferenza stampa nella giornata di ieri. “Non abbiamo margini di trattativa per i salari che rispettino i limiti della Liga“.
Come tutti ormai sappiamo grazie a questa vicenda, nel campionato spagnolo è presente il cosiddetto “salary cap“, ovvero un limite di spesa che ogni squadra presenta nel rispetto del budget a disposizione. Spetta, poi, all’Autorità di convalida della Liga il compito di approvare la soglia proposta.
Ogni club, ovviamente, deve rimanere al di sotto della cifra, indicata all’autorità (di cui sopra) che ha anche il potere di chiedere una modifica al limite salariale per garantire una maggiore stabilità finanziaria.
Causa pandemia, nell’ultimo anno, il salary cap del Barcellona è sceso del 41% (più di 274 milioni di euro) e la cifra limite è stata fissata a 382,717 milioni di euro.
“I numeri dicono questo: le perdite sono superiori a quanto previsto. I debiti sono importanti e mettono in difficoltà il club. Non potevo prendere una decisione che avrebbe distrutto il club“, ha detto ancora Laporta.
Il club blaugrana e la “pulce” avevano raggiunto un accordo per un quinquennale al 50% dello stipendio attuale, ma non è stato possibile formalizzarlo per via, anche, degli ingaggi pesanti dei neo acquisti Eric Garcia, Depay e Aguero.
“Il monte salari a livello sportivo, con il rinnovo di Messi, avrebbe rappresentato il 110% delle entrate del club, senza rinnovo è invece intorno al 95%. Sapevamo che le norme del fair play finanziario della Liga ci avrebbero messo in difficoltà. Il club avrebbe dovuto sostenere un’operazione diversa e troppo esosa, rispetto a quanto programmato. Abbiamo preso, purtroppo, l’unica strada possibile“.
“Messi voleva rimanere al Barcellona ma nel momento in cui ci siamo parlati abbiamo capito che non c’era possibilità. Non voglio dare false speranze a nessuno, quello che è certo è che le trattative si sono interrotte e il giocatore avrà offerte per il suo futuro”.
Lo stesso giocatore argentino, secondo quanto riportato dai media spagnoli, sembra molto deluso da questa situazione tantoché non si sa ancora quando, e se, parlerà del suo addio a quella che era diventata la sua seconda casa.
Finisce così, in un modo molto amaro, una delle storie d’amore più belle e importanti del calcio. Con la maglia blaugrana, Leo, ha vinto tutto quello che c’era da vincere: 10 Liga; 7 Coppa del Re; 8 Supercoppe di Spagna; 4 Champions League; 3 Mondiali per club; 3 Supercoppe europee; 6 palloni d’oro; 6 scarpe d’oro; 8 volte “Pichichi” della Liga.
Importanti, certo, ma i numeri solamente non bastano per spiegare quello che Messi è stato per il Barcellona e viceversa. Arrivato adolescente, se ne va da uomo, da campione, da numero uno, da migliore di tutti i tempi (per molti).
Ha, spesso, subito e patito il confronto con Maradona; ha dovuto sopportare le critiche per non aver vinto nulla con l’Argentina; si è sentito dire, da chi non ne apprezza l’infinito talento, che fuori da Barcellona non avrebbe mai vinto. Ecco questa potrebbe l’estate delle sue rivincite.
Dopo aver vinto la sua prima Copa America, poco meno di un mese fa in finale contro il Brasile, vincere qualche trofeo con una maglia che non sia quella catalana, zittirebbe tutte quelle sterili critiche che non hanno mai interessato più di tanto la “pulce”.
È arrivato il momento, per Messi e il Barcellona, di separarsi. Di diventare autonomi. Di dimostrare che l’uno sa vincere anche senza l’altro. O meglio, utilizzando il famoso slogan del club blaugrana, di far vedere a tutti che “Messi es més que un club” e che il “Barcellona es més que Messi“.
La nuova destinazione sembra Parigi (PSG), la sua casa rimarrà per sempre Barcellona. Adiòs Leo.
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Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
È entrato a far parte di Voci di Città…prima come tirocinante universitario…poi come scrittore nella redazione generalista. Adesso si occupa della Serie A con la rubrica “top & flop” e delle breaking news grazie alle quali si occupa dei temi più svariati: dallo sport all’attualità, passando per le storie più importanti, centrali o divertenti del momento.
Il suo compito? Cercare di spiegare benissimo tutto quello che non sa! (Semicit. Leo Longanesi).