È la sera dello scorso 25 giugno, seconda giornata di Premier League dopo la ripresa del campionato che, come tutti gli altri in Europa e nel mondo, era stato interrotto a causa della diffusione del “Coronavirus”. Va in scena a Stamford Bridge, il match tra Chelsea e Manchester City. Il giorno prima il Liverpool aveva battuto con un sonoro 4-0 il Crystal Palace e con una vittoria dei Blues sui rivali del City, sarebbero già campioni d’Inghilterra. Neanche a dirlo, la squadra di Frank Lampard (non più, adesso, allenatore del Chelsea) riuscì a battere, per 2-1, i Citizens di Pep Guardiola facendo laureare il Liverpool campione d’Inghilterra per la diciannovesima volta.
Ma questa vittoria non è come le altre diciotto. Questa ha qualcosa di speciale. Questa è stata la più voluta e inseguita di tutte. Era dalla stagione 1989-90, quando ancora il campionato si chiamava “First Division”, che i Reds non riuscivano a vincere il titolo nazionale. Questo è il primo storico titolo d’Inghilterra vinto dal Liverpool, col formato attuale e con la denominazione che, ormai, tutto il mondo conosce di “Premier League”. Dietro questo campionato, vi è, però, un altro record: è, infatti, il titolo vinto più “velocemente” nella storia del calcio inglese, con ben sette giornate di anticipo. Neanche il City di Guardiola o il Man United di Sir Alex Ferguson erano riusciti a fare meglio, vincendo, al massimo, con cinque turni di anticipo.
Sembrava essere iniziata quella che gli inglesi chiamano «dynasty», ovvero la dinastia del Liverpool. L’anno precedente, infatti, i Reds avevano vinto la sesta Champions League della loro storia, e a inizio anno erano riusciti a portare a casa la Supercoppa Europea e il Mondiale per Club. Nel giro di un anno, avevano vinto quasi tutto quello che c’era da vincere. Si presentavano a questa stagione come la squadra da battere in tutte le competizioni.
Dal mercato estivo era arrivato un giocatore di livello assoluto, come Thiago Alcantara, voluto fortemente da Klopp. Erano riusciti a trattare Georginio Wijnaldum, cercato da molte big europee. La rosa, quella degli anni passati, con qualche innesto e riconferma, sembrava ancora una volta la più forte del campionato. Eppure qualcosa è andato storto. Qualcosa nella “macchina” Liverpool si è inceppata. Questo lo si era capito già ad inizio stagione, quando alla quarta giornata, i Reds persero per 7-2 in casa dell’Aston Villa. Ma l’incontro che, forse, ha segnato in negativo la stagione è stato il derby di andata contro l’Everton, dove la squadra di Jurgen Klopp pareggiò per 2-2, ma perse per la rottura del crociato uno dei migliori difensori in circolazione: Virgil Van Dijk.
Nonostante ciò, fino a Natale, il Liverpool riuscì a tenere la testa del campionato. Dal “Boxing Day” (tipica giornata di Premier League che si disputa il giorno di Santo Stefano) in poi, però, inizia una serie di risultati pessima che porterà il Liverpool alla sesta posizione in classifica, a due punti dal quarto posto e a ben tredici punti di distacco dal Man City capolista.
In Champions League, le cose non vanno così male. Sono riusciti a passare, come primi, un girone non tanto semplice con Atalanta e Ajax, oltre alla squadra cuscinetto Midtjylland, e proprio ieri sera hanno giocato e vinto per 0-2 l’ottavo di finale d’andata contro i tedeschi del Lipsia. Una vittoria importante, arrivata grazie agli errori difensivi avversari e alle reti di Salah e Manè, che dovrà dare morale in vista del periodo più importante della stagione.
Come ogni anno, a febbraio inizia il momento clou della stagione, dove chi vuole vincere qualcosa deve cambiare marcia e puntare dritto all’obiettivo. Per il Liverpool, questo sabato, vi è l’opportunità di cambiare il proprio destino anche in campionato, affrontando in casa l’Everton nel derby del Merseyside. Proprio quell’Everton, dalla cui partita d’andata, i Reds erano usciti con le ossa e il morale rotto.
Quella contro i Toffees (questo il soprannome della squadra allenata da Carlo Ancelotti) oltre ad essere il derby della città di Liverpool, è una partita storica. Esso è il derby più longevo della massima serie inglese, dove il primo incontro venne giocato nel 1894 e, solitamente, è chiamato il “Friendly Derby“. Denominato così non perché non vi sia rivalità tra le due squadre, o le due tifoserie, ma perché entrambi i club sono connotati da un incredibile senso di rispetto nei confronti dell’altro. Chi vive a Liverpool è, infatti, travolto da un forte senso di appartenenza alla città, (vista la rivalità con la vicina Manchester, in ogni aspetto della vita: dalla cultura alle tradizioni, dalla musica allo sport, al commercio).
Un miglio divide Anfield Road, storico e famosissimo stadio del Liverpool che, però, fino al 1892 è stato la casa dei cugini, e Goodison Park, stadio di casa dell’Everton fin dai primi anni del Novecento, mentre, tanti sono i trofei, che dividono le due squadre.
Sabato non ci saranno né amici né altruismo. Sia Reds che Toffees, faranno di tutto per portare a casa i tre punti, che farebbero comodo ad entrambe vista la posizione in classifica. Tutte e due le squadre sono, infatti, in lotta per guadagnarsi un posto nella prossima Champions. Mentre, per il Liverpool questa deve essere la partita del rilancio e che mette fine alla crisi apertasi in questo inverno, per l’Everton può essere la partita simbolo di una stagione giocata ad alti livelli e con grandi risultati.
Cosa sia successo, in questa stagione, al Liverpool non si può ben capire. Sicuramente, i tanti infortuni, il covid e le prestazioni dei giocatori, al di sotto delle loro qualità, sono delle cause. Una stagione storta d’altronde, può capitare a tutti, anche ai migliori, ai più forti. Dovranno essere bravi, allenatore e giocatori, a invertire la rotta. Senza dimenticare, che a sostenerli, vi è una Kop, una tifoseria, una città intera che li grida You’ll never walk alone.
Giuseppe Tosto
Fonte foto: Tim Reckmann by Flickr
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Giuseppe, classe 1999, aspirante giornalista, è laureato in Scienze Politiche (Relazioni Internazionali). Fin da piccolissimo è appassionato di sport e giornalismo.
Simpatiche, si fa per dire, le scene di quando da piccolo si sedeva nel bar del padre e leggeva la Gazzetta dello Sport “come quelli grandi”.
È entrato a far parte di Voci di Città, prima, come tirocinante universitario e, poi, come scrittore nella redazione generalista e sportiva. Con il passare del tempo, è diventato coordinatore sia della redazione sportiva che di quella generale di VdC. Allo stesso tempo, al termine di ogni giornata di campionato, cura la rubrica settimanale “Serie A, top&flop” e scrive anche delle varie breaking news che concernono i tempi più svariati: dallo sport all’attualità, dalla politica alle (ahimè) guerre passando per le storie più importanti, centrali o divertenti del momento.
Il suo compito in sintesi? Cercare di spiegare, nel miglior modo possibile, tutto quello che non sa! (Semicit. Leo Longanesi).