Diciotto anni dopo la leggendaria prestazione da 81 punti di Kobe Bryant nel match tra Los Angeles Lakers e Toronto Raptors, in NBA si scrive l’ennesima pagina di storia. Il record di Wilt Chamberlain (100 punti in una partita del 2 marzo 1962 tra Philadelphia Warriors e New York Knicks) resta ancora imbattuto, ma negli ultimi anni sempre più giocatori, da Devin Booker a Donovan Mitchell, danno l’impressione di potersi avvicinare alla tripla cifra.
Tra questi, rientrano senza dubbio Joel Embiid e Karl-Anthony Towns, che la scorsa notte hanno offerto due prestazioni da incorniciare. Il primo ha anche trascinato alla vittoria i suoi Philadelphia Sixers contro i San Antonio Spurs (133-123), mentre il secondo non è stato sufficiente ai Minnesota Timberwolves per battere gli Charlotte Hornets, capaci di imporsi per 128-125 al Target Center di Minneapolis.
Al Wells Fargo Center di Philadelphia va in scena l’Embiid Show. Non una novità, da quelle parti, ma stavolta il centro camerunese decide di esagerare. Il detentore del premio di MVP, infatti, chiude la sua serata con la bellezza di 70 punti, 18 rimbalzi, 5 assist, una palla recuperata e una stoppata col 59% al tiro (24/41) e il 50% da dietro l’arco (1/2). Sin dalle prime battute, Embiid domina e lascia intendere che per lui sarà una gara da ricordare.
Nel solo primo quarto, il numero 21 dei Sixers segna ben 24 punti, per poi arrivare alla pausa lunga a quota 34 ed eguagliare il suo career-high di 59 punti al termine del terzo quarto. Nonostante ciò, i Sixers non riescono ad archiviare la pratica in poco tempo, perché San Antonio regge l’urto e gli scudieri di Embiid non gli garantiscono un supporto degno di nota (degli altri dieci giocatori impiegati da Philadelphia, chiudono in doppia cifra soltanto Maxey e Harris, rispettivamente con 18 e 14 punti).
Gli Spurs, trascinati da un ottimo Victor Wembanyama (33 punti, 7 rimbalzi, 2 assist e 2 stoppate per il rookie francese) e da un più che positivo Devin Vassell (22 punti e 9 assist) riescono a tenere testa ai Sixers fino alla fine della partita, ma devono arrendersi allo strapotere di Joel Embiid. Quest’ultimo completa l’opera nel quarto quarto, segnando quattro dei sei punti con cui Philadelphia si porta sul +15 a poco meno di 2’ dal termine della gara, tagliando definitivamente le gambe agli uomini di Gregg Popovich.
Prestazione da antologia anche per Karl-Anthony Towns, che contro gli Charlotte Hornets mette in mostra il meglio del proprio repertorio. Se Embiid consolida ulteriormente la propria candidatura al premio di MVP, che ha già vinto lo scorso anno, e blinda il primo posto nella classifica dei migliori realizzatori stagionali (36.1 punti a partita, come lui soltanto James Harden e Michael Jordan dal 1987 ad oggi), il lungo dominicano conferma ancora una volta di essere uno dei migliori talenti della lega, cui purtroppo è mancata troppe volte continuità nel corso degli ultimi anni.
Minnesota, al comando della Western Conference col secondo miglior record in NBA, nel frattempo ha trovato in Anthony Edwards il suo nuovo uomo franchigia e ha deciso di puntare su Rudy Gobert sotto i tabelloni, spostando Towns nel ruolo di ala grande. Il classe ‘95 si prende la scena con una prova mostruosa da 62 punti, 8 rimbalzi e 2 assist col 60% al tiro (21/35) e il 67% da tre (10/15). Anche il numero di triple a bersaglio, 10, rappresenta il suo massimo in carriera, nonché il massimo di sempre per un lungo. Al pari di Embiid, anche Towns dà sin da subito l’impressione di poter vivere una partita da consegnare ai posteri, mettendo a segno ben 22 punti nel primo quarto e altrettanti nel secondo e realizzando tutti i primi sei tentativi da dietro l’arco.
All’inizio del terzo quarto, il numero 32 dei Timberwolves tocca quota 50 punti, per poi piazzare il sessantello nel quarto periodo e segnare il suo ultimo canestro a poco più di 5’ dal suono della sirena. Nonostante ciò, Minnesota spreca l’enorme vantaggio accumulato fino a quel momento (+15 a fine terzo quarto) e si fa rimontare nel finale, con Charlotte che riesce a espugnare il Target Center. Decisivi i 28 punti di Miles Bridges, i 27 del rookie Brandon Miller e i 18 punti e 13 assist di LaMelo Ball.
Tra le altre gare della notte, si segnalano i successi di Phoenix Suns e Boston Celtics. I primi si impongono al fotofinish sui Chicago Bulls (115-113 in casa) grazie a un super Kevin Durant. Quest’ultimo, dopo i 40 punti segnati contro gli Indiana Pacers, si ripete con 43 punti e il tiro della vittoria a due secondi dal suono della sirena del quarto ed ultimo periodo. Boston, che ha il miglior record della lega (34-10), dal canto suo, piega i Dallas Mavericks 119-110 a domicilio, con Jayson Tatum e Jaylen Brown che combinano per 73 punti (39 per il primo, 34 per il secondo). La tripla doppia da 33 punti, 18 rimbalzi e 13 assist di Luka Dončić non basta ai Mavs.
Vittoria in trasferta anche per i Milwaukee Bucks, che passano per 122-113 sul campo dei Detroit Pistons (quinto successo nelle ultime sei gare per la franchigia del Wisconsin). Sugli scudi Giannis Antetokounmpo, autore di una superba tripla doppia da 31 punti, 17 rimbalzi e 10 assist, ma non è da meno l’ex di turno Khris Middleton (26 punti). Netta affermazione dei Cleveland Cavaliers in casa degli Orlando Magic (126-99 propiziato dai 26 punti con 8/13 da tre di Sam Merrill e dalla doppia doppia da 25 punti e 13 assist di Donovan Mitchell), mentre cadono ancora i Toronto Raptors.
A riservare ai canadesi il settimo ko nelle ultime otto gare sono i Memphis Grizzlies, che si impongono per 108-100, trascinati da un Jaren Jackson Jr. da 27 punti e 6 recuperi. Ritrovano la vittoria anche i Sacramento Kings, che superano senza particolari patemi d’animo gli Atlanta Hawks tra le mura amiche. Il 122-107 finale porta le firme di Harrison Barnes e Domantas Sabonis (32 punti per il primo, doppia doppia da 14 punti e 21 rimbalzi per il secondo).
Dennis Izzo
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