Coronavirus: come disinfettare correttamente le superfici? Può sopravvivere su una mascherina per 7 giorni, su un panno per 2 e sulla carta per 3 ore
Siamo un pò tutti più o meno virologi e sappiamo che il nuovo coronavirus provoca una malattia respiratoria che si diffonde attraverso particelle virali. Queste ultime vengono trasportate dall’aria e possono finire nel naso o nella bocca di qualcun altro. Perciò, quando si tossisce o si starnutisce è bene farlo nel modo opportuno. Ma si può contrarre il virus (anche se molto meno facilmente) se si tocca una superficie o un oggetto “infetto“. La durata della vita del virus su una superficie dipende da molti fattori, tra cui temperatura circostante, umidità e tipologia. Uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet ha rivelato che il virus rimane a lungo – fino a sette giorni – su acciaio inossidabile, plastica e persino mascherine chirurgiche.
I ricercatori hanno testato la resistenza del virus in una stanza a 21,5° con un’umidità relativa del 65%. Dopo tre ore, il virus era scomparso da fogli e carta assorbente; dopo due da legno e panni di stoffa; dopo quattro non era più rilevabile su vetro o banconote. Ha vissuto per sette giorni, però, su acciaio inossidabile e plastica.
«Sorprendentemente» – hanno scritto gli autori dello studio – «tra tutti i materiali sottoposti a test, il coronavirus ha resistito più a lungo nella parte esterna di una mascherina chirurgica. Il settimo giorno dell’indagine, il virus era ancora presente sul lato esterno della mascherina».
Secondo Rachel Graham, epidemiologa all’Università della Carolina del Nord: «Le superfici lisce, come i ripiani del tavolo, sono più efficaci nel trasportare i virus in generale. Quelle porose, invece, come banconote, capelli e tessuto di stoffa, non consentono ai virus di sopravvivere a lungo. Infatti i piccoli spazi o buchi in essi possono intrappolare il virus e impedirne il trasferimento».
«Le monete trasmettono un virus meglio delle banconote, ma questo non dovrebbe essere un grosso problema», ha detto l’esperta. «La regola di base dovrebbe essere quella di considerare i soldi sporchi comunque, perché lo sono. Passano per troppe mani per non esserlo». Graham raccomanda poi di disinfettare lo smartphone: «Con tutto il suo vetro e alluminio, può trasportare particelle virali, in particolare se lo portate in bagno».
La ricerca riportata nel Journal of Hospital Infection ha anche scoperto che le escursioni termiche fanno la differenza per la lunghezza della vita dei coronavirus, riducendola enormemente. Lo studio Lancet ha riscontrato, invece, un legame tra la durata della vita del virus e la temperatura circostante. A 4° la vita del virus si è protratta fino a due settimane in una provetta. Quando la temperatura è stata aumentata raggiungendo i 37° , il virus è sopravvissuto un solo giorno. Buone notizie per l’estate alle porte, insomma.
Questo perché alcuni coronavirus, (compreso il nuovo e attuale), hanno una cosiddetta “busta virale”: uno strato grasso che protegge le particelle virali quando viene passato da persona a persona nell’aria. Quella guaina può seccarsi, per fortuna, uccidendo il virus. Quindi un’umidità più elevata, temperature moderate, vento debole e una superficie compatta sono tutti elementi favorevoli alla sopravvivenza di un coronavirus, ha detto Graham.
Graham ha confermato che siamo sulla retta via: i disinfettanti di superfici potrebbero persino funzionare entro 15 secondi. Allo stesso modo, il recente studio di Lancet ha immerso un campione di virus concentrato in candeggina per uso domestico, in etanolo con concentrazione del 70% e in altri disinfettanti; i risultati hanno suggerito che tutti hanno ucciso il coronavirus entro cinque minuti a temperatura ambiente. Il sapone per le mani, tuttavia, ha richiesto 15 minuti.
Graham avvisa che la cosa importante durante la disinfezione di una superficie è portare la potenziale carica infettiva del virus al di sotto di un livello che potrebbe causare la malattia. «La maggior parte dei prodotti commerciali etichettati come “disinfettanti” parlano di un tasso di eliminazione del 99,9%” » – ha detto – «Il che dovrebbe portare la carica virale al di sotto della soglia che farebbe ammalare le persone. Ma il disinfettante per le mani a base di alcol non è l’ideale per disinfettare le superfici dure perché il contenuto di alcol non è abbastanza alto».
Quindi, ricapitolando: «L’igienizzante per le mani ha lo scopo di ridurre la quantità di infezione sulle mani senza togliere alla pelle tutti i suoi oli e idratazione. I disinfettanti per superfici, come la candeggina, sono migliori per le superfici».
Graham ha sottolineato l’importanza di lavarsi le mani e non toccarsi il viso: questi sono i modi migliori per ridurre al minimo le possibilità di contrarre l’infezione a causa di superfici contaminate. Lo studio del Journal of Hospital Infection ha concluso che, se una persona passasse cinque secondi a toccare una superficie su cui è presente il virus dell’influenza A, il 32% del virus che vive su quella superficie potrebbe trasferirsi sulle mani di quella persona. Ha anche suggerito di lavarsi i capelli se qualcuno ci starnutisce su, anche se lì il virus non resisterebbe a lungo.
Naturalmente, il coronavirus non può infettarci attraverso le mani, quindi se non tocchi mai gli occhi, il naso, la bocca, puoi evitare l’infezione. Ma è più facile a dirsi che a farsi.L’esperta racconta che: «La maggior parte degli umani si tocca il viso diverse centinaia di volte al giorno, quindi è meglio essere consapevoli di quanto NON siano pulite le mani».
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità