Benessere degli animali e conservazione della fauna selvatica di tutto il mondo: questo il fine ultimo del Lion’s Share Fund. Per far questo, però, si richiede la collaborazione di alcuni inserzionisti, quelli più “big”.
Per Mufasa e Simba il tempo sembra non essere mai passato, visto che dopo 25 anni dall’uscita del grande classico, il suo remake domina prepotentemente i botteghini, favorendo le scommesse dei più appassionati.
Ma se da un lato Il Cerchio della Vita ci accoglie “ruggendo” calorosamente nei cinema di tutto il mondo, dall’altro, 100.000 specie di animali potrebbero presto essere spazzate via. Denti e artigli delle criniere più maestose vengono strappati e utilizzati, spesso, per creare gioielli: insieme a loro si estinguerebbero giraffe, rinoceronti ed elefanti.
Comunque, sull’argomento regna la negatività, e quando l’ottimismo scarseggia, è la speranza stessa ad essere messa in pericolo. Ma a tutto c’è rimedio e, questa volta, porta il nome di una interessante iniziativa intitolata The Lion’s Share.
L’obiettivo è quello di creare una realtà in cui c’è spazio per la protezione delle più varie biodiversità, ma è la modalità con cui intende farlo che fa parlare di sé. Infatti, oggi, sempre più aziende scelgono gli animali per le loro campagne pubblicitarie. Nonostante ciò, però, non ricevono il sostegno che meritano. Anzi, è l’esatto opposto: nove delle dieci creature più popolari scelte per gli spot, sono in pericolo o nella lista delle specie a rischio estinzione.
Coloro ai quali si chiede aiuto sono gli inserzionisti che potrebbero guadagnarsi il ruolo di protagonisti assoluti del progetto, donando lo 0,5% dei loro introiti, ogni qualvolta un animale è presente nelle loro pubblicità.
Nato da un’idea del regista Christopher Nelius e Rob Galluzzo, il progetto è co-fondato e pienamente supportato dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), che gestirà i risultati ottenuti attraverso la sua vasta rete di ONG insediate sui vari campi d’azione.
Achim Steiner, amministratore dell’UNDP, ha dichiarato:«The Lion’s Share mostra cosa può realizzare un’idea semplice ma innovativa. Attraverso la comunicazione, siamo stati in grado di raccogliere non solo finanziamenti per far fronte ad incombenti esigenze animaliste, ma anche di coinvolgere il pubblico su questo tema. Saremmo entusiasti di avere altri che si uniscono a noi».
Il programma vede già schierati dalla sua parte importanti media e aziende, ma oggi, punta ad ottenere il sostegno proprio della Disney. L’aiuto del colosso dei cartoni animati potrebbe essere, dunque, da esempio per altri altrettanto celebri nomi come Netflix o Google. E’ stata quindi indetta una raccolta firme per accaparrarsi sulla questione un supporto pubblico tale da convincere il CEO della Disney ad aderire. Perciò, a prescindere che abbiate approvato il nuovo film di Jon Favreau o non gradiate Mengoni ed Elisa come doppiatori, se volete salvare Il Re Leone, quello vero (e non solo), potrete contribuirvi firmando.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità