Uno studio californiano dimostra che scienza e moralità camminano di pari passo, tanto da innescare in chi giudica positivamente la scienza un comportamento decisamente più etico nei confronti degli avvenimenti che interessano il mondo e nei confronti di chi li circonda.
Christine Ma-Kellams e Jim Blascovich, studiosi dell’Università della California, hanno ipotizzato che esiste una correlazione tra la scienza e la morale: chi quotidianamente si informa di fatti scientifici o chi è a stretto contatto con la scienza, infatti, ha una certa predisposizione alla ricerca della verità, dell’imparzialità e della razionalità verso il bene di tutti.
Il loro studio, pubblicato sulla rivista PlosOne, si è basato su quattro diversi test. Nel primo hanno cercato di stabilire una correlazione tra il grado in cui le persone confidano nella scienza e le probabilità di far rispettare le norme morali se violate. Ai partecipanti veniva fatta leggere la storia di uno stupro, chiedendo di valutare l’immoralità del reato. In effetti, quelli che dichiaravano una maggiore fiducia nella scienza hanno anche condannato più duramente l’atto. Nel secondo test i partecipanti hanno decodificato alcune parole anagrammate che potevano essere attinenti alla scienza oppure no. Quindi, hanno riletto la storia dello stupro e risposto alle stesse domande sulla gravità della trasgressione. Dopo di che, con la cosiddetta tecnica di priming, i partecipanti al test hanno visto delle parole come “logica”, “ipotesi”, “laboratorio” e “teoria” che richiamano sicuramente alla scienza, in modo tale da verificare gli effetti prodotti dalle parole nella mente dei soggetti, facendoli così riflettere su come potevano associarli ad una determinata categoria. Nel terzo studio, è stato individuato il livello dell’intenzione di eseguire azioni altruistiche nell’arco del mese successivo, mentre nel quarto ed ultimo test è stato svolto il “gioco del dittatore”. Ad ogni partecipante è stata data una somma di denaro (5 dollari), da dividere a proprio piacimento con una persona. L’importo che i partecipanti hanno dato agli altri è considerato un importante indice sul comportamento altruistico. Dai risultati è stato dedotto che l’associazione mentale tra scienza e morale è forte: si è visto, infatti, in che modo i partecipanti hanno aumentato l’adesione alle norme morali, a future intenzioni altruistiche e ad un comportamento altruistico verso un altro soggetto anonimo.
Se da una parte gli studi condotti dall’Università della California hanno dimostrato l’associazione tra scienza ed etica, dall’altra c’è chi, con metodi e misurazioni differenti, crede che l’atteggiamento verso la scienza cambi in relazione alla religione e al proprio allineamento politico. Le convinzioni personali possono influenzare il modo in cui si accoglie un determinato risultato scientifico. Per esempio, come si associa ai credi religiosi il caso dell’evoluzione della specie di Darwin? Di fronte ad una scoperta che contraddice una convinzione che ci è cara, di solito, siamo più propensi a mettere in discussione la sanità mentale di chi l’ha svolta. Certamente un rimedio potrebbe essere quello di una migliore comprensione del metodo con cui si è arrivati a quella determinata scoperta. È difficile negare risultati scientifici, se si hanno gli strumenti per valutare il modo con cui sono stati raggiunti. Darwin e la sua evoluzione della specie, per esempio, sono più difficile da confutare e quindi respingere nel momento in cui si conoscono e si controllano i metodi utilizzati che hanno portato a questa scoperta. Se si ignorano le metodologie utilizzate dalla scienza, l’associazione tra morale e scienza potrebbe anche tramutarsi in una vera e propria distorsione ideologica e, quindi, nel contrario della ricerca della verità.
Valentina Friscia
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