La scoperta dei “geoglifici della steppa” in Kazakistan ci rimanda inevitabilmente al ritrovamento, avvenuto nel secolo scorso, delle famose Linee di Nazca, ribattezzate così dal nome della località in cui furono rinvenute. Gli scavi archeologi riportarono alla luce oltre 13mila di questi segni tracciati su una superficie asciutta situata lungo l’altipiano che si estende, per l’appunto, tra le città peruviane di Nazca e Palpa. Gli studiosi riferirono che le linee ebbero funzionalità religiose e che risalissero a un periodo compreso tra il 200 a.C. e il 600 d.C.
I segnali scoperti in Perù rappresentano forme geometriche particolari, sagome di animali, costellazioni e figure mitologiche. Esse fungevano da vere e proprie “indicazioni stradali” dell’antichità per i pellegrini diretti verso Cahuachi, ove sorgeva un antico complesso di templi e piramidi in cui si raccoglievano offerte religiose e si praticavano sacrifici umani, in quanto era usanza delle civiltà locali. Essendo disegni eseguiti sul terreno era possibile scorgerli nelle loro interezza soltanto dalla sommità delle colline circostanti. Dall’analisi dei geoglifici i ricercatori riuscirono a risalire a due distinte tribù che popolarono questi luoghi: una proveniente dalla valle del Rio Ingenio e l’altra dalla valle di Nazca.
Gabriele Mirabella
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