Cosa si intende oggi quando parliamo di hip hop? Di un genere musicale, certo, ma oggi l’’hip hop va oltre la musica: è lifestyle, inteso soprattutto come moda, con l’ossessione del bein’ fresh. «Avere stile è molto più importante che avere soldi» dice Kanye West nel nuovo documentario di Sacha Jenkins sull’hip hop, Fresh Dressed, selezionato dal Milano Film Festival. In esso troviamo personaggi illustri della scena hip hop del calibro di Kanye West, Pharrell Williams e P. Diddy. Ma nel docufilm appaiono anche personalità importanti del mondo della moda, come Riccardo Tisci e André Leon Talley, che contribuiscono a sottolineare l’importanza del legame tra rap e mondo della moda.
Ci troviamo negli anni ’70 , nella “Manhattan che fa soldi”: si costituisce una via pacifica per il confronto tra gang che passa per la musica, nasce un nuovo sound capace di descrivere al meglio questi giovani, diventando anche strumento pacifico di confronto tra gruppi. Vengono alla luce le crew, si diffonde il rap e l’hip hop esplode. La moda è da subito elemento portante del fenomeno: essere fresh, essere dipped (vestiti bene, giusti) è un imperativo per tutti, non solo per gli artisti. È una ricerca precisa di dignità, e non importa la condizione economica e familiare in cui si vive.
Negli anni ’70 inoltre, nel Bronx, bande come i Savage Skulls prendevano ispirazione dal film Easy Rider, vestendosi da biker con jeans Lee e coprendo il giubbotto di pelle con toppe di ogni genere. Questo look “ribelle” lo ritroviamo anche nello stile dei primi B-Boy, di cui il fotografo di street style Jamal Shabazz ha scattato diverse immagini, catturando l’essenza della comunità. Ci si interroga dunque sull’autostima dei neri, sulla supremazia dei bianchi e su come questi abiti siano associati alla vita lussuosa, sul perché la gente del ghetto investa nei valori e nei principi dei più noti brand.
«L’idea di “freshness” indica un capo appena uscito sul mercato, e chi lo indossa sembra gridare al mondo, “Ho i soldi. Posso permettermi di comprarmi qualcosa di nuovo e figo”. La gente ha fatto molti sforzi per continuare a far sì che i propri vestiti fossero fresh. Nessuno vuole avere le scarpe di qualcun altro. Era un grande problema se qualcun altro rubava questa tua caratteristica» ha dichiarato Sacha Jenkins. Il look scelto deve essere anche highly approved by someone, ovvero lasciare il segno nel gruppo.
«Non è solo la musica ad essere in prima linea, anche la moda gioca un ruolo fondamentale nel definire una precisa identità culturale. In America tutto questo dibattito sull’appropriazione culturale è molto radicata nella mente delle persone di colore» continua Jenkins. «In America c’è quest’idea di come, quando non ti senti americano, l’unica cosa che puoi avere e controllare è la tua identità. Se la tua identità è un’estensione di come ti vesti, se la tua identità è un’estensione di come parli, se la tua identità è un’estensione della musica e dell’arte che crei, ti batterai per proteggerla e ti assicurerai che tutto quello che ti coinvolge indichi veramente chi sei e da dove vieni».
Per gli afroamericani l’abbigliamento quindi è sempre stato un importante mezzo di affermazione della propria identità all’interno della comunità e c’è un filo sottile che lega il vestirsi bene per la messa della domenica al bein’ fresh dell’hip hop, che proprio tra gli afroamericani newyorkesi prese piede prima di diventare fenomeno planetario. Come se dicessero: «Questo è il modo in cui ci vestiamo, per un sacco di gente potrà sembrare strano o diverso, ma questo è quello che siamo veramente e finalmente ci sentiamo a nostro agio parlandone e mostrandolo a tutti».
Chiara Grasso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.