Viaggi interstellari, comunicazioni via etere, arti robotici e metropoli sotterranee. C’è questo e molto altro ancora nel mondo immaginato dagli scienziati sovietici nel lontano 1960. In quegli anni si respirava un clima pesante, da Guerra Fredda, tra Stati Uniti e Unione Sovietica e il confronto tra le due superpotenze dell’epoca oscillava tra la presenza tangibile della minaccia nucleare e la sfida per la supremazia in campo scientifico e, in particolar modo, astronomico. Le 45 diapositive provenienti dall’archivio di famiglia di Serghej Pozdnyakov, un ingegnere militare di San Pietroburgo, è un susseguirsi di invenzioni di stampo futuristico e il filo conduttore di questa singolare passeggiata nel futuro è rappresentato dall’affermazione della società fondata sull’ideologia comunista rispetto a quella basata sul capitale economico. Non c’è da stupirsi se la tranquillità del “paradiso terrestre” pensato dal pittore Smekhov è costantemente minacciata da un avido gruppetto di capitalisti confinati in una sperduta isoletta dell’Oceano Pacifico.
L’energia nucleare occupa un ruolo preponderante nell’ambito di questa visione prettamente futuristica dell’umanità, tant’è vero che il collegamento ferroviario con lo stretto di Bering è incentivato da locomotive a propulsione atomica. Città sotterranee spiccano in quanto a produttività ed efficienza, mentre nelle scuole gli insegnanti si servono di innovativi dispositivi tecnologici per impartire precetti di storia ai loro studenti. I sovietici sono riusciti nell’intento di deviare i corsi d’acqua siberiani e farli confluire nel Mar Caspio, nonché fermare le correnti gelide provenienti dall’Oceano Artico attraverso il funzionamento di una gigantesca diga costruita nei pressi dello stretto di Bering, con lo scopo di rendere più mite il clima notoriamente polare dell’Estremo Oriente. Tra le conquiste più importanti spicca su tutte il controllo delle condizioni meteorologiche per mezzo di stazioni elettriche che fluttuano nell’aria e impediscono sul nascere gli effetti degli agenti atmosferici.
Di fronte alla visione di queste vecchie diapositive si resta piacevolmente attoniti e sbalorditi, in quanto la genialità dell’artista in fondo non sembra poi essere così distante dalla realtà che viviamo tutti i giorni, nonostante si tratti del racconto univoco di un mondo liberato dalla scienza sovietica nell’anno del centenario della Rivoluzione bolscevica.
Gabriele Mirabella
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