Vi siete mai chiesti cosa sognano i ragazzi d’Europa e se anche loro, come quelli italiani, si sentono inquieti e disillusi? Migliaia di studenti europei vengono intervistati annualmente sui loro progetti lavorativi e sui datori di lavoro ideali, prendendo parte al Graduate Barometer Europe (Barometro dei Laureati Europei) realizzato dall’istituto di ricerca tedesco Trendence.
L’anno 2013 ha coinvolto circa 320.000 laureati di 24 Paesi europei e, attraverso il sondaggio, sono emersi i posti di lavoro e le aziende più ambite dai giovani dopo la laurea. All’apice della graduatoria c’è Google, segue la Apple, Coca Cola, Volkswagen, Microsoft e BMW. Nei primi 20 posti non compare alcuna banca e molti giovani sognano il posto fisso o un impiego pubblico. Il 30 % dei ragazzi del sondaggio si dice pronto a espatriare e le mete preferite sono Germania e Inghilterra. A quanto pare “il sogno dell’America” è scomparso da anni.La direttrice della ricerca ha descritto questi ragazzi come confusi e infelici, proprio a causa della crisi economica. Giovani con formazioni di alto livello attratti dal posto a tempo indeterminato, dall’impiego pubblico, dalla sicurezza e non più dai ruoli di responsabilità.
Quanto pesa questo deficit di ambizioni? In Italia ci sono più di 2 milioni di under25 che non studiano e non lavorano, un’emergenza comunitaria di non poco conto. In Germania, la Merkel ha definito i giovani una «lost generation», generazione di esodo. Tuttavia, il rapporto fra ragazzi ed Europa è molto complesso e ha un solo punto fermo: l’Erasmus. Almeno 3 milioni di giovani hanno varcato i confini nazionali per soggiornare in un Paese europeo per almeno 6 mesi, scoprendo realtà talvolta completamente diverse, altre molto simili. Il lavoro maggiormente svolto dagli italiani che si trovano a Londra è quello di lavapiatti in qualche ristorante o barman nei club; i più fortunati e quelli che conoscono bene la lingua riescono a farsi assumere dai franchising di moda a tempo determinato. Altrove si trovano situazioni opposte: nei Paesi Bassi, che hanno la più bassa disoccupazione d’Europa grazie al modello Polder (un accordo fra sindacati, governo e imprese), chi non ha titoli specifici ma parla inglese può avvicinarsi alle aziende vanno alla ricerca di personale di segreteria; o ancora, nell’ambito accademico e nelle strutture di ricerca delle aziende. Sempre dal sondaggio è emerso che gli italiani hanno un problema in più: merito e talento non sono premiati. Alla domanda «Cosa faresti con 30mila euro?» il 27,6% risponde che li conserverebbe sul conto corrente. Scenario non molto lontano da quello che prima vedeva i soldi nascosti nel materasso.
Enrico Riccardo Montone
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