Romanzi, fumetti e libri di ogni genere ricorrono al mito della “vagina dentata” per seminare terrore tra i lettori. Il boom della curiosità si è raggiunto nel 2007 con il film Teeth (Denti), il quale, nonostante l’intreccio poco avvincente, ha mosso l’animo degli spettatori. Sembra essere una delle fobie più diffuse tra i portatori di cromosoma Y e la domanda sorge inevitabilmente: l’apparato genitale femminile può davvero essere dotato di denti? Vecchie leggende della mitologia Maori parlano di eroi coraggiosi che devono farsi strada tra le fauci vaginali di una dea; antiche rappresentazioni riportano strane escrescenze sulle pareti uterine delle donne raffigurate; altre credenze narrano di zanne protettrici delle vergini che solo il vero amore può addomesticare. E ancora, in contesti più recenti, si parla di vagina dentata quale mezzo intimidatorio per eludere gli stupri: si dice, infatti, che al tempo della guerra in Vietnam le donne inserissero lame di rasoio o schegge di vetro all’interno della vulva per mutilare i Marines.
Tante, insomma, le versioni e altrettanto lo sgomento fomentato dalle ricostruzioni cinematografiche. Tuttavia, alla base di queste voci di corridoio c’è una spiegazione più seria di quel che il fenomeno lasci intendere. Si tratta di “cisti dermoide dell’ovaia”, una particolare tipologia di tumore che colpisce di solito le donne tra i venti e i cinquant’anni. Spesso si colloca in entrambe le ovaie e può raggiungere le dimensioni di un’arancia. La particolarità sta nel fatto che le cisti derivano da cellule embrionali che, dopo aver trascorso un certo tempo in modo passivo, all’improvviso si attivano, producendo tessuti di vario tipo, come peli, capelli e, appunto, denti. Nella maggior parte dei casi non si tratta di particelle maligne, tuttavia possono diventarlo se le cisti non vengono asportate. È possibile diagnosticarle mediante esame ginecologico, radiografico o ecografico e, una volta superata l’età feconda, può essere necessaria l’asportazione, non soltanto della dermoide ma anche, di una o di entrambe le ovaie. Nessun riferimento alla vagina dunque, la quale, possiamo rassicurare i nostri lettori, rimane innocua e soprattutto inanimata.
Benedetta Intelisano
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