L’Islanda è un’isola formata interamente da rocce vulcaniche, ed è considerata anche un’isola di vulcani. Infatti vi sono circa trenta vulcani attivi, tra i più noti possiamo citare il Katla, l’Hekla e il Grimsvotn, ma anche altri vulcani che hanno fatto parlare di sé come l’‘Eyjafjöll, che eruttò nel 2010. Da pochi giorni, però, in Islanda c’è timore per l’esplosione di un altro vulcano, il Fagradalsfjall, e quindi lo Stato isladense ha procalamato uno stato di emergenza.
Ci troviamo sulla penisola islandese di Reykjanes, dove si trovano villaggi pescatori come Grindavik, Njardhvik e la città di Keflavik. In questa zona sono state evacuati 4 mila abitanti, insieme ai capi di bestiame e altri animali. Le strade di Grindavik si stanno spaccando. L’eruzione del vulcano potrebbe accadere da un momento all’altro, come anche tra pochi giorni.
Solo nella giornata di ieri si sono verificate mille scosse di terremoto in dodici ore. A causa dei movimenti del magma presente sotto la crosta terrestre, si pensa ad una grandissima esplosione vulcanica. Il presentimento è che questa eruzione potrebbe causare grandissimi danni, oltre a quelli già verificatesi in queste ore. Le zone dell’area circostante, compresa la zona portuale, infatti, già presentano segni di danneggiamento.
Il Fagradalsfjall è considerato una piccola formazione montagnosa, con delle eruzioni abbastanza frequenti ma che risultano innocue. Dopo un lungo silenzio durato all’incirca ottocento anni, risulta attivo dal 2021. L’ultima eruzione risale a quest’estate, e quella prima ancora l’anno scorso, nel 2022.
Situato a circa 40 km dalla capitale Reykjavik, il vulcano potrebbe mettere a repentaglio il porto che affaccia sul mare e la centrale geotermica nella località di Krysuvik, che ospita il famoso resort Blue Lagoon noto per le sue caldissime acque. L’intrusione di magma è di circa 15 km, e si sta avvicinando sempre più alla superficie.
La terra islandese è da sempre soggetta ad eruzioni. Da quando si sono formati i primi insediamenti, più di mille anni fa, si soni verificate circa 250 eruzioni. I tre vulcani principali hanno avuto ciascuno oltre venti eruzioni.
L’eruzione dell’Hekla nel 1104 rase al suo la valle del Þjórsárdalur, ricoprendo di lapilli le zono limitrofe. Le eruzioni più drammatiche e distraose si ebbero nel XVIII. Nel 1755 ci fu l’eruzione del Katla, a cui seguirono l’eruzione dell’Hekla nel 1766, ed infine il Laki tra il 1783 ed il 1784. Queste continue eruzione avvenute nell’arco di trent’anni provocarono enormi disastri ambientali che portarono all’avvelenamento di fiumi e terreni e provocando la morte di 10000 persone e animali.
Non tutte le eruzioni sono terminate in tragedia. Nel gennaio del 1973 ci fu l’eruzione dell’Eldfell, chiamata la montagna di fuoco, a causa delle fenditure provocate dal vulcano nelle vicinanze, l’Helgafell, sull’isola di Heimaey. Fortuna volle che quella notte la maggior parte dei pescherecci erano ormeggiati al porto, consentendo così alla popolazione di evacuare, oltre 5000 persone. Il flusso lavico dopo due settimane avanzava verso il porto. Il tragitto della lava rischiava di mettere a repentaglio sia la più importante fonte di economia dell’isola di Heimaey, e sia uno dei maggiori centri marittimi dell’Islanda.
Il peggio si evitò solo grazie al tempismo dei vigili del fuoco che provarono a fermare la corsa della lava pompando acqua di mare, nel tentativo di raffreddarla. L’eruzione durò sei mesi, fino ai primi di luglio, e nonostante fosse poco potente e fu fermata in tempo, provocò ugualmente danni alla popolazione. Su oltre mille case ne vennero distrutte all’incirca quattrocento a causa della lava e del peso della cenere. In seguito, la popolazione poté tornare nelle proprie case alla fine dell’estate grazie agli aiuti del governo islandese ed anche internazionali.
Foto: BNN Breaking
Simmaco Munno
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Nato e cresciuto a Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, quando il grunge esplodeva a livello globale, cioè nel ’91, e cresciuto a pane e pallone, col passare del tempo ha iniziato a sviluppare interessi come la musica (sa mettere le mani almeno su tre strumenti) la letteratura e la linguistica. Con un nome provinciale e assonante con la parola sindaco, sogna di poter diventare primo cittadino del suo paese per farsi chiamare “Il sindaco Simmaco”.