Ormai una delle prime domande che ci si rivolge è «Ci sei su Facebook?» e guai a chi non c’è! Anche i più restii hanno, infatti, ceduto alla tentazione di crearsi un profilo. Negli ultimi tempi, questa tendenza è aumentata soprattutto tra gli adulti, genitori degli utenti medi del social più usato al mondo (i 18-24enni). Secondo una ricerca del Guardian, circa 3 milioni di ragazzi sotto i 25 anni, nel 2018 smetteranno di usare Facebook del tutto o regolarmente, pare proprio a causa della crescente attività degli over 45. A tal proposito, un giovane intervistato ha dichiarato: «Appena i genitori sono entrati sul social, l’hanno distrutto. Ho dovuto togliere l’amicizia a mia madre perché era semplicemente scocciante». Così i teenagers stanno migrando verso Instagram e Snapchat, quest’ultimo sembra l’unico vero rivale di Facebook e viene preferito perché più immediato e i suoi contenuti possono essere meno curati. Il suo punto forte, infatti, è la transitorietà: tutto si cancella dopo 24 ore (e chi non si vergogna di qualche stato del 2009 ancora visibile, scagli la prima pietra).
Quando è nato, Facebook era il luogo in cui essere, in cui postare le foto di qualsiasi avvenimento, in accordo con il motto «pics, or it didn’t happen (foto o non è successo)», che adesso si è spostato su Instagram. Lentamente, la digitalizzazione delle generazioni più “vecchie” ha cambiato le carte in tavola e le dinamiche del famoso social. Le ragioni alla base di ciò sono diverse: gli adulti e gli anziani vogliono essenzialmente essere partecipi di queste nuove forme di comunicazione, sono curiosi di capire il successo di queste piattaforme o nella peggiore delle ipotesi vogliono controllare il figlio o nipote. I senior visitano Facebook in media 2.46 volte al giorno, per un totale di 35 minuti. In questi anni, sono nate molte pagine satiriche che prendono in giro i nuovi internauti, come l’italiana La piaga dei cinquantenni su Facebook, con 247 mila seguaci, dove vengono raccolti gaffe e commenti realmente postati dagli utenti ignari della netiquette, i quali si lasciano andare a «buongiornissimo, kaffè?», immagini di gattini o Santi e condividono bufale conclamate.
Come in certi contesti i “grandi” danno lezioni ai più giovani, così questi ultimi si vendicano nella dimensione web, di cui si sentono padroni. L’Huffington Post ha addirittura stilato una classifica degli 11 tipi più fastidiosi di genitori in cui si possa incorrere. Tra questi figurano: quelli che postano troppe foto dei loro figli (un fenomeno anche potenzialmente pericoloso); i genitori che commentano sempre gli stati, mettono like e taggano gli altri parenti; i sapientoni o chi dispensa consigli senza previa richiesta e infine i perfezionisti, i quali non esitano a mostrare la loro vita perfetta ai comuni mortali. C’è un però. Spesso si sente di giovani influenzati dai social media, a disagio perché non sono ricchi, belli o famosi come i cosiddetti influencer, ma questo succede anche ai genitori?. In un articolo di USA Today, Christine Hartjes spiega come, scorrendo la bacheca di Facebook, si senta un genitore e una persona inadeguata rispetto agli altri: «dovrei iscrivere i miei figli alle scuole di calcio migliori, preparare panini a forma di delfino, comprare cibo biologico» e via dicendo. Quindi, tutti sono vittima del fascino illusorio dei social e forse ci si potrebbe accanire meno contro chi li usa per sembrare più cool agli occhi del proprio figlio, o solamente non voglia “rimanere indietro”. Nel mondo di Internet, sempre mutevole, sarà creato presto un altro social o un luogo digitale ancora senza nome o forse chissà i giovani (e ovviamente gli adulti) torneranno a guardarsi negli occhi, a dirsi buongiorno e bere il caffè offline.
Anna Colombo
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