Fonte: TecnoAndroidQuando si dice che, al giorno d’oggi, si è ormai dipendenti dai cellulari, soprattutto se smartphone, i più giovani – coloro che sono nati nel nuovo millennio, meglio conosciuti, per l’appunto, come nativi digitali – si meravigliano del fatto che i più vecchietti si lamentino di siffatta digitalizzazione, di questa continua connessione – sia online che offline – con i propri device. Già, perché – come riporta GQItalia – sebbene i più piccoli non se ne rendano conto, queste apparecchiature rendono, sì, più facili le relazioni con il mondo intero, ma allo stesso tempo provocano costanti mutamenti non solo nella vita delle persone, ma anche alterazioni al livello fisico e mentale. Nella fattispecie? Continua a leggere e lo scoprirai; anzi, ti scoprirai.
Solitamente, ci dicono di imparare ad avere pazienza, a diventare proprio delle persone pazienti, ma se una volta era la vita, possibilmente, a renderci intolleranti di fronte agli eventi quotidiani, oggi è la tecnologia. Se visitiamo un sito non siamo in grado di aspettare che questo si apra in una tempistica superiore ai tre secondi, abbandonando, quindi, immediatamente l’indirizzo in questione; vogliamo imparare tutto e subito, o vogliamo tutto e subito, senza che fra il “tutto” e il “subito” vi sia quello stacco di tempo legittimo per avere qualcosa. Insomma, Internet c’ha insegnato a essere impazienti (ed è impossibile negarlo).
Benché si pensi che, grazie alla tecnologia, la memoria a lungo termine sia migliorata, in realtà, proprio la memoria è un fattore che risente particolarmente di tutta la digitalizzazione in vigore. Sì, perché oggi ci affidiamo al nostro cellulare per ricordare qualsiasi evento in questione, perfino un compleanno – e Facebook ne è la dimostrazione. Siamo diventati, infatti, incapaci nel memorizzare qualcosa, qualsivoglia cosa, non solo perché è come se la memoria si fosse ridotta, ma perché a supportarci c’è il cloud, quindi, perché sforzarsi nel ricordare?
Il timore di moltissime persone è quello dell’essere sostituiti – o, addirittura, accantonati – da eventuali “colleghi” che, dall’alto della loro ampissima memoria, ben presto (probabilmente) prenderanno il posto di tanti esseri umani. L’intelligenza artificiale – perché è di questa che si parla – sta, infatti, diventando sempre più ricorrente nell’ambito di uffici, aziende, eccetera, ecco perché l’uomo è costretto a puntare su ben altre competenze, trasversali al normale curriculum vitae. Non a caso, le cosiddette soft skills sono proprio quelle abilità a cui si punta maggiormente oggi nell’assunzione di un nuovo salariato, le stesse che, fortunatamente, i robot non avranno mai.
Sapersi adattare alle novità significa avere una mente aperta alle nuove esperienze e ai nuovi ritrovati che, continuamente, porta alla luce la tecnologia. Dato questo, diventa molto più semplice abituarsi ai cambiamenti apportati da essi (cosa che, tuttavia, avviene anche, e soprattutto, involontariamente).
Purtroppo, il fattore maggiormente negativo di tutta questa tecnologia è il sovraccarico informazionale a cui siamo sottoposti quotidianamente, il quale non determina altro che stress e nervosismo. A tal proposito, invero, ci si sta attrezzando al fine di disintossicarsi tecnologicamente parlando, costringendo – o costringendosi – a stare lontani (almeno un po’) da smartphone, computer, tablet e così via. E funziona… almeno per la prima ora.
Anastasia Gambera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.