Dopo le denunce degli utenti e i ricorsi presentati al Tribunale Civile per la truffa subita in merito all’acquisto dei biglietti per il concerto dei Coldplay, anche la “SIAE” si schiera contro il fenomeno del “secondary ticketing”, affermando chiaramente che si tratta di bagarinaggio.
Dopo il fenomeno che ha coinvolto anche TicketOne, una delle piattaforme più note di vendita tickets online, la SIAE – Società Italiana di Autori ed Editori, organo proposto alla protezione e all’intermediazione dei diritti d’autore, per mezzo di una nota ufficiale ha dichiarato di aver presentato al Tribunale Civile un ricorso d’urgenza al fine di «tutelare i diritti sia dei propri associati che dei consumatori, specie i più giovani, che si sono ritrovai a pagare anche fino a 10 volte in più i biglietti di ingresso acquistati sul mercato parallelo». Il secondary ticketing, difatti, consiste nella rivendita dei biglietti da parte di quelle società che fanno a gara per accaparrarsene quanti più possibile nel momento in cui vengono messi online, per poi rivenderli ad un prezzo maggiorato.
Diverse sono state le iniziative lanciate per contrastare questo fenomeno, contro il quale hanno preso posizione anche alcuni tra i promoter di spicco come F&P Group e Barley Arts, e oggi tutti gli associati SIAE si dichiarano pronti ad aderire alla campagna che la società si propone di lanciare per combattere questo fenomeno. «Lo chiamano secondary ticketing, ma in realtà si tratta di bagarinaggio, è una vergogna che danneggia gravemente i consumatori ma anche gli autori e tutti i titolari del diritto d’autore. – afferma Gaetano Blandini, direttore generale – Da alcuni anni stiamo tentando di perseguire questo fenomeno, un vero e proprio cancro per il settore, ma al momento non abbiamo gli strumenti per estirparlo. ll fatto che alcuni grandi organizzatori di concerti abbiano acquisito la proprietà di siti Web di secondary ticketing suscita un forte imbarazzo per una innaturale commistione di interessi che è nostro dovere segnalare alla Magistratura. Chi opera in questo modo – spiega – guadagna impropriamente sulle spalle di autori, artisti, produttori e di tutti coloro che lavorano nello spettacolo. Si tratta di un freno inaccettabile alla crescita economica oltreché alle opportunità di lavoro nel settore dello spettacolo e della cultura».
Nancy Censabella
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