La Generazione Z è sicuramente la più influente nel panorama social-mediatico odierno. Negli ultimi anni, traendo ispirazione da film e serie tv di tendenza, la Gen Z ha rispolverato l’estetica di decadi passate. Dopo il ritorno dello stile anni ’80 grazie a “Stranger Things” e del grunge anni ’90 durante il primo lockdown nel 2020, adesso si guarda ai primi anni 2000. Capisaldi della ‘Y2K aesthetic’ sono i flip phones che riacquistano la loro popolarità proprio grazie ai nativi digitali. Questo ritorno all’analogico, tuttavia, è mosso da motivazioni che vanno ben oltre la semplice ricerca estetica. Dunque, cosa spinge adolescenti e giovani adulti a barattare i propri smartphone pagati centinaia, se non migliaia, di euro per dei semplici telefoni a conchiglia?
Ciò che contraddistingue i Post-Millennials da chi li ha preceduti è la presenza di Internet e dei social media già nella loro infanzia. I nativi digitali, dunque, sono cresciuti a contatto col Web e anche i più “anziani”, nati tra gli ultimi anni ’90 e i primissimi anni 2000, ricordano poco della vita prima dell’avvento del digitale.
Non è un caso che sia proprio questa generazione ad avere la più alta percentuale mai registrata di problemi di salute mentale. E’ stato rilevato, infatti, che il 42% della Generazione Z soffre di disturbi mentali, primi tra tutti: ansia e depressione.
Lo smartphone si è via via affermato come tecnologia ormai indispensabile, necessaria in ogni ambito della nostra vita: dalla sfera personale a quella professionale. E’ quasi impensabile l’idea di passare anche un solo giorno senza di esso. D’altronde, contiene le nostre carte di credito, gli abbonamenti per i mezzi di trasporto, il navigatore, i gruppi WhatsApp con i propri compagni di corso, contatti con datori di lavoro e i social media grazie ai quali siamo sempre aggiornati sulle vite degli altri. Spegnere il proprio smartphone sarebbe come spegnere il proprio mondo, una prospettiva allarmante quanto allettante per i nativi digitali.
Pensando a tutto ciò che c’è di utile e irrinunciabile nello smartphone e nell’essere online si finisce poi con il venir risucchiati da ciò che lo è di meno, come l’algoritmo infinito e terribilmente accurato di TikTok e Instagram. La Gen Z trascorre una quantità preoccupante di ore davanti agli schermi e ciò mira non solo la salute fisica ma soprattutto quella mentale. Trascorrendo la maggior parte della propria giornata guardando, sognando, le vite degli altri (confezionate ad arte) si finisce inevitabilmente con l’essere insoddisfatti della propria. Niente sarà mai abbastanza e basta davvero poco perché questo sentimento si traduca in “io non sarò mai abbastanza“: mai abbastanza popolare, intelligente, magro. Dunque, cosa ha escogitato la Generazione Z per sfuggire a questa spirale di pensieri infelici, fonte di ansia e depressione? Un ritorno all’analogico!
L’estate 2023 ha visto in tendenza sui vari social media, primo tra tutti TikTok, l’hashtag #Bringbackflipphones che, sebbene in principio fosse stato creato da dei Millennials nostalgici, è ora in uso tra la Generazione Z che invoca quel tempo in cui i telefoni facevano solo ciò che il loro nome suggerisce. Volgendo le spalle agli smartphone, i nativi digitali scambiano (in maniera più o meno permanente) i loro iPhone di ultima generazione con dei dumbphones: telefoni “di base” e, dunque, privi di social media.
Innumerevoli content creator si sono dilettati in “esperimenti” di varia durata, una settimana, un mese e anche più, dove provavano questo scambio radicale. E’ difficile, se non a volte impossibile, rinunciare a determinate funzioni di uno smartphone. Ciononostante, tutti loro hanno visto un miglioramento sostanziale sia della loro produttività che della loro salute mentale, dovuto alla mancanza di distrazioni offerta dai telefoni di base come i flip phones che, anche se non in maniera permanente, li hanno aiutati a “disintossicarsi” dalle notifiche invasive e i social media risucchianti.
Un esempio è l’esperienza della TikToker Sammy K, che utilizza già da diversi mesi, come telefono secondario, un Nokia 2780. La ragazza racconta nei suoi video che l’idea di passare a dei flip phones le venne assieme al suo gruppo di amici del college. I ragazzi avevano notato quanto fossero distanti, paradossalmente, proprio quando uscivano assieme, tutti distratti dai propri smartphone invece che attenti al momento presente. Così, ognuno di loro ha acquistato un flip phone da impiegare esclusivamente durante le loro serate.
Sammy K ha poi deciso di ampliarne l’utilizzo, portandolo con sé a una delle tappe de “The Eras Tour” di Taylor Swift, ottenendo anche una collaborazione con la stessa Nokia. Essa prevedeva un giveaway di diversi Nokia 2780 come quello sfoggiato dalla influencer.
Dietro la forte crescita del mercato dei dumbphones vi è anche la passione della Generazione Z verso tutto ciò che è originale e vintage. In risposta a innovatissime cuffie wireless di 600 euro e smartphone che zoommano fino alla Luna, tornano trendy, invece, iPod e fotocamere digitali. Ecco perché l’estetica “Y2K” (anni 2000) torna in auge tanto nell’abbigliamento quanto nei flip phones sempre più diffusi tra la Gen Z.
Oggigiorno, gli smartphone si somigliano un po’ tutti tra loro (specie tra top di gamma) diversamente dai telefoni dei primi anni 2000 che presentavano differenze sostanziali già solo nel proprio form factor. Risultava, dunque, più semplice essere, o quantomeno apparire, originali, specie dopo essersi sbizzarriti tra stickers e brillantini per personalizzare il proprio cellulare. L’idea di possedere qualcosa di potenzialmente unico alletta parecchio i nativi digitali, ma mai quanto il poter emulare serie tv di quegli anni diventate ormai degli evergreen. Tra queste vi è l’intramontabile teen drama “Gossip Girl” dove pettegolezzi e flip phones sono all’ordine del giorno.
Per quanto un utilizzo ridotto dello smartphone abbia effetti benefici sulla salute mentale e non solo, è altrettanto vero che non possiamo rinunciarvi completamente, specie per ragioni puramente estetiche. Negli ultimi anni, però, alcune aziende sono state più creative e innovative di altre, introducendo in un mercato che rischiava di diventare saturo gli smartphone pieghevoli. Essi convogliano la praticità, la portabilità e quel senso di originalità, caratterizzanti i dumbphones, con tutte le funzionalità di uno smartphone top di gamma.
Il più popolare tra questi è il Samsung Galaxy ZFlip 5, elogiato per la sua compattezza e la facilità con entra anche in un taschino nonostante il suo display, da aperto, di 6.7″. Come concorrente degno di nota vi è il Motorola Razr 40 Ultra. Si tratta di un reboot dello storico flip phone dell’azienda reso iconico da Paris Hilton e altre dive dei primi anni 2000. In questo nuovo mercato, tuttavia, si avverte l’assenza di Apple, che pare non sia ancora pronta ad annunciare il primo iPhone pieghevole, almeno non per il 12 Settembre durante il WWDC.
Nonostante il loro form factor accattivante che richiama la Y2K aesthetic, i pieghevoli rimangono degli smartphone e quindi non soddisfano l’esigenza primaria dietro questo nuovo trend. Il ritorno ai flip phones riflette il desiderio di tornare ad essere offline espresso da una generazione da sempre online. I telefoni a conchiglia accresceranno la loro ritrovata popolarità o sono destinati a rimanere una semplice moda passeggera?
Ludovica Augugliaro
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E’ nata il 20/02/2002, e già dalla sua data di nascita palindroma la piccola ma egocentrica Ludovica si è sempre sentita “diversa”, come i protagonisti di ogni saga fantasy in cui si è sempre rifugiata. A 18anni ha finalmente rinunciato alla speranza che un mezzogigante barbuto le consegnasse una lettera d’ammissione per la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, perciò ha deciso di immatricolarsi in Scienze e Lingue per la Comunicazione all’UniCT. E’ una grandissima nerd e una colta cinefila, il che è un modo carino per dire che non ha amici. Sogna di diventare una scrittrice, perché, si sa, sono sempre le persone timide e silenziose ad avere tante cose da dire.