Su Facebook arriva un pulsante più espressivo del like, per un modo semplice di esprimere sé stessi. Reactions dà delle nuove possibilità: non è un pulsante di antipatia, però dà il potere di esprimere facilmente il dolore e l’empatia – oltre alla gioia e al “calore”.
Ancora una volta Facebook lancia una nuova sfida ai propri utenti: a settembre Zuckerberg aveva annunciato che ci sarebbero stati cambiamenti riguardo al discusso tasto like e già allora si pensava di dare la possibilità all’utente di esprimere delle reazioni più precise in merito ai post che si trovano nella home di ciascuno. Adesso, si chiamano Reactions le nuove emozioni universali a cui si può dare risalto oltre al classico mi piace, che rappresentano sei fra le emozioni universali: affetto (love), risata (ahah), sorpresa (wow), tristezza (sigh) e rabbia (grr), tanto che a qualcuno fanno quasi pensare ci sia una chiara ispirazione alle emozioni che entrano in gioco nel rivoluzionario cartone animato Inside Out. Rivisitazione o no, dopo un anno di ricerca, il team di esperti è arrivato a stabilire proprio i suddetti sei fattori, considerati quelli che meglio permettono di esprimere le sensazioni comuni a tutti gli utenti: «volevamo essere sicuri che tutti quelli che usano Facebook trovassero le loro emozioni» è quanto ha affermato, non a caso, Sammi Krug, il product manager di Reactions. «Le persone vengono su Facebook per esprimersi, ma a volte non trovavano un modo appropriato per manifestare la miriade delle reazioni possibili».
Per stabilire come modifcare la classica interazione del mi piace e come ampliare la gamma di opzioni, una vera e propria squadra ha, quindi, individuato l’obiettivo e poi focalizzato l’attenzione su quale delle tante possibilità includere. «Siamo partiti con un’idea di 13/15 diverse possibilità, poi abbiamo capito che a livello universale ce ne sono solo 6» ha spiegato ancora Krug. Secondo uno studio condotto a livello internazionale, infatti, le emozioni scelte sono quelle che hanno riscosso maggior successo tra gli user che le hanno sperimentate in precedenza, quando il progetto era stato diffuso in via sperimentale per chi era iscritto al social network in Spagna e in Irlanda. «Sono state scelte perché sono quelle che hanno un numero limitato e gestibile di iscritti, inoltre parlano due delle lingue più utilizzate sul social: inglese e spagnolo», hanno raccontato gli esperti, aggiungendo che nelle varie culture e tradizioni alcuni di questi nuovi simboli possono essere usati e interpretati in maniera differente, motivo per cui andavano prima testati su un campione di sogetti.
Reactions è ora disponibile sia sull’applicazione Facebook dei dispositivi mobili sia nei classici computer. Le diverse proposte hanno fatto sottolineare a tutti il fattore semplicità e intuizione, cosicché i colori risultano il più immediati possibile e il design assomiglia a quello delle classiche emoticon presenti in tutte le tastiere con modalità emoji, contenente peraltro un’indicazione che faciliti l’immediata individuazione dell’emozione che si vuole utilizzare. Tenendo premuto il tasto like appare, dunque, un menù dal quale scegliere la propria risposta, sfiorando semplicemente le emoticon. Un fumetto spiega di volta in volta la reazione associata, dopodiché al contatore dei mi piace si aggiungeranno i conteggi delle nuove alternative: se, per esempio, tre persone useranno lo stesso simbolo della tristezza, in fondo al post sarà indicata l’emoji corrispondente col numero tre affiancato, in modo tale da visualizzare sempre e in ogni post le tre reazioni più popolari fra quelle raccolte, anche nella sezione Notizie.
Da molto tempo erano sorte controversie sul fatto di non avere altre maniere di interagire sul social, giacché nel manifestare il proprio apprezzamento con un mi piace non sempre era facile veicolare quel che si voleva esprimere in un determinato momento. In alcuni casi, infatti, il contenuto condiviso può essere un avvenimento negativo e cliccare sul like avrebbe potuto essere considerato di ambigua interpretazione. Sembrerebbe quindi che le Reactions, al contrario, siano ora un utile strumento per chi gestisce una pagina, perché è più facile in questo verificare lo stato d’animo dei propri follower rispetto alla pubblicazione dei singoli contenuti: tale fattore, già assai decisivo, in futuro potrebbe essere sfruttato anche in ambito pubblicitario, sebbene per ora Zuckerberg e il suo team si limiteranno ad osservare – attenti e, forse, anche un po’ divertiti – le “reazioni” del popolo di Facebook rispetto a una simile e impellente novità.
Elisa Mercanti
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