Oggigiorno le usano proprio tutti. Sembra, infatti, che le emoji, vale a dire le celebri “faccine” delle chat, siano ormai diventate parte integrante e imprescindibile del nuovo modo di comunicare. D’altra parte, si è spesso sostenuto quanto un’immagine possa essere, alle volte, più efficace di mille parole e, in effetti, di emoji ne esistono proprio per tutti i gusti. Dagli animali di ogni razza, ai veicoli, dalle icone di famigliole felici, a gesti, alcuni non proprio cortesi, delle mani. Eppure, se provate a scorrere tra le faccine, non sarete in grado di trovare nemmeno un’immagine raffigurante donne lavoratrici. Vi imbatterete in principesse, in spose, in ballerine, in donne che applicano lo smalto alle unghie e, ancora, in altre che tagliano i capelli, ma nessun medico, né avvocato, né ricercatrici.
Con il proposito di rimediare a questa mancanza, Google ha deciso, quindi, di formare un team di esperti che lavoreranno alla creazione di nuove emoji, nelle quali la figura femminile sarà rappresentata in una serie di ruoli differenti. Secondo la compagnia, la società odierna sarebbe troppo composita e articolata per essere ricondotta a luoghi comuni e a una visione talmente ristretta. E questa valutazione non è indirizzata al solo mondo femminile, bensì all’intero panorama professionale, anche maschile. Inoltre, una ricerca, promossa da Ad Week, dimostra come il 92% delle donne faccia uso delle “faccine”, pur non sentendosi pienamente rappresentate.
L’equipe, costituita da quattro dipendenti di Mountain View, si occuperà di realizzare tredici nuove icone, per combattere a colpi di immagini e disegni la mentalità maschilista, sfortunatamente ancora troppo diffusa, rivendicando in tal modo la complessità del reale, specialmente in ambito professionale. Accanto alla ballerina e alla principessa, si potrà trovare il/la giudice, il/la medico, il/la contadina, il/la cuoca e, ancora, l’idraulico, il meccanico e l’operaio raffigurati in entrambi i generi. In effetti, lo stesso New York Times aveva sottolineato come il variegato mondo delle faccine mancasse, però, di disegni che rimandassero alla dimensione del lavoro in generale e a quello femminile in particolare. Una volta realizzate, le icone dovranno essere sottoposte alla supervisione dell’Unicode Consortium, l’associazione preposta all’approvazione di nuovi pittogrammi. Infine, una volta approvate, dovranno essere caricate sui cellulari e incorporate nei nuovi software, per potersi poi diffondere culturalmente.
Questo non è, tuttavia, il primo caso in cui si sia sentito il bisogno di aggiungere nuove immagini alle tante già esistenti, poiché, a partire dalla loro invenzione, le emoji si sono moltiplicate a dismisura, proprio a causa della necessità di incarnare una realtà in divenire. Quella che a molti potrà apparire una semplice questione di forma è, al contrario, di grande rilievo per Mark Davis, uno dei quattro esperti del team di Mountain View. Secondo quest’ultimo, i pittogrammi avrebbero una valenza superiore a quel che si pensa, perché attraverso questi è possibile raccontare il mondo e incidere sulla cultura. Da ciò nasce l’esigenza di stare al passo con i cambiamenti delle società e di aggiornare continuamente il numeroso campionario di icone. Ma possono davvero delle semplici immagini condizionare il modo di pensare degli individui? Una cosa è certa: il maschilismo non verrà sconfitto dalle “faccine” di Google, mentre la parità tra i generi resta una battaglia tutt’altro che vinta. Chissà che un giorno, però, alle immagini potranno corrispondere anche i fatti.
Debora Guglielmino
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