Il nostro viaggio a Burgio continua, questa volta alla scoperta dell’arte bizantina, nello specifico di una meravigliosa Icona e del mistero che la avvolge. Un dipinto a tempera su legno, gesso e lamina d’oro di un autore di scuola bizantina risalente al XII secolo.
La tavola si presenta divisa in tre parti e raffigura la Vergine Maria col Bambino. Sul capo della Vergine e del Bambino si possono notare alcuni fori per ganci con cui erano attaccati diversi diademi; la superficie dorata si presenta con il fondo dorato. La Vergine è raffigurata frontalmente a mezzo busto con lo sguardo rivolto verso chi guarda, col capo leggermente reclinato verso destra; indossa una veste rossa con i bordi filettati in oro su cui porta un piviale (paramento sacro cattolico, costituito da un lungo mantello, aperto davanti e unito da un fermaglio). Un velo azzurro le copre il capo e le spalle; dal velo pende a destra una ricca frangia aurea. Sul velo sono inoltre presenti quattro stelle dorate (sul capo, sulle spalle e all’altezza del cuore). I capelli sono raccolti all’interno di una cuffia dai pendenti d’oro. A destra il Bambino seduto sul braccio sinistro, che la Madre indica a mano aperta. Questi ha la veste dorata con un chiaroscuro ottenuto da linee continue e parallele e tiene nella mano sinistra un rotolo chiuso, mentre con la destra benedice “alla Bizantina”.
Oltre agli interessanti quanto meravigliosi dettagli “tecnici”, un velo di mistero avvolge il quadro. La sua storia ha inizio nel 1964, quando era incastonato in una cornice lignea del ‘600 e collocata sotto un’ampia finestra nella navata centrale della chiesa Madre di Burgio. Causa pulizia, venne tolta da lì e portata in sagrestia, ma per motivi precauzionali il sacerdote, Don Rocco Colletti, in segreto decise di trasferirla a casa della cognata – siamo nel 1962. Il 10 settembre del 1964, si venne a sapere del furto dell’opera, il parroco stesso dovette ammettere alla comunità di averla trasportata di sua iniziativa. La notizia sconvolse la piccola cittadina (anche se non palesemente accusava il sacerdote), che si affrettò a presentare regolare denuncia alla locale stazione dei carabinieri. Si racconta che nessuno più si recava alle funzioni celebrate dal sacerdote e addirittura quando questi morì nessuno prese parte alle esequie.
Quasi trentanni più tardi, nel 1992, durante i riti della Settimana Santa, il Vescovo di Catania, nel corso delle confessioni dei fedeli in Cattedrale, ricevette da un misterioso uomo un involucro di carta di giornale, chiedendo perdono e rimettendo al suo posto ciò che era stato tolto. Al momento dell’apertura del pacco ecco che ne viene fuori la meravigliosa Icona di Burgio. Dopo le dovute ricerche, l’opera venne restaurata e solennemente il 30 aprile 1995 tutta la cittadinanza burgitana accolse nuovamente la Vergine Maria, che verrà intronata in una cappella preparata per l’occasione nel Duomo cittadino. Ma il mistero rimane, e ancora oggi ci si chiede: chi sarà stato a trafugare il quadro dalla casa della cognata del sacerdote? Chi dopo quasi trentanni, preso dal rimorso, ha restituito il bottino? Ancora oggi non ci è dato sapere e chi scrive pensa che questo rimarrà per sempre un mistero… un giallo senza soluzione.
Letizia Bilella
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