L’Afghanistan, Paese di rocce e deserti, vive da decenni una tormentata storia politica e sociale. Barbarie, miseria, guerre e atrocità si scontrano con l’anima di un popolo che sa essere coraggioso e tenace come pochi. Una lacerazione infinita raccontata da grandi autori.
E si torna a parlare di Afghanistan. Un capitolo che credevamo chiuso – o semplicemente dimenticato – si riapre dolorosamente in concomitanza con il ventennale dell’11 settembre.
Mentre le 2.974 vittime americane vengono ricordate una ad una durante le commemorazioni di rito, quelle dell’Afghanistan non hanno nome ma vivono idealmente nelle opere di vari scrittori. Fiumi di inchiostro a ripercorrere i fiumi di sangue che hanno segnato la storia di un Paese tra i più travagliati del globo.
Si tratta di vicende umane, prevalentemente femminili, che dall’ombra dei burqa si materializzano sulle pagine dei romanzi con una forza impressionante. Storie di coraggio e rassegnazione, afflizione e riscatto. Con un unico filo conduttore: il dramma dell’Afghanistan non si consuma soltanto sotto i carri armati sovietici degli anni ‘80 o sotto le bombe della NATO, ma striscia tra le pareti domestiche, dove la Sharia, nella sua versione più cruda e integralista, miete migliaia di vittime. Autori del calibro di Hosseini e Rahimi ci donano autentici capolavori, in cui mai si punta il dito accusatore e dove la tragedia assume i toni di un lirismo intimo e straziante.
Amicizia, amore, dignità, affermazione di sé, temi dati per scontati nella società occidentale, in Afghanistan ingaggiano una lotta titanica per non restare imbrigliati nelle barbe dei Talebani.
Come non provare turbamento davanti al destino di Laila e Mariam, protagoniste di “Mille Splendidi Soli”. Due donne diverse per carattere ed estrazione sociale si ritrovano a convivere sotto le grinfie di un marito turpe e feroce. E sarà il sacrificio dell’una, rassegnata a espiare la colpa di essere donna, a donare all’altra la possibilità di una vita migliore.
Struggente la storia dell’amicizia tra Amir e Hassan ne “Il cacciatore di aquiloni”, contrassegnata da sensi di colpa e lealtà tradita. Sullo sfondo, l’affresco vivido e intenso dei costumi e delle tradizioni di un popolo spaccato da etnie rivali e dilaniato dalla guerra.
La penna di Deborah Ellis, autrice canadese, ci accompagna invece nella trilogia del Burqa e ne “Il Viaggio di Parvana”, ragazzina costretta a travestirsi da uomo per aiutare la famiglia. Occhi lucidi e penetranti assistono a miseria, distruzione e dignità calpestate ma sono ancora capaci di accendere una luce di coraggio e di fiducia.
È sempre un viaggio, fisico e psicologico, quello di Alì Ehsani nel romanzo autobiografico “Stanotte guardiamo le stelle”. Siamo negli anni ‘90, l’Afghanistan è straziato dalla guerra tra fazioni, Alì fugge dalle macerie di Kabul e, nascosto su un camion, attraversa due continenti per giungere in Italia e conquistare il suo diritto alla libertà.
Testimonianza diretta dei mutamenti sociali e politici degli ultimi decenni è l’opera di Farhad Bitani “L’ultimo lenzuolo bianco”. Figlio di un generale dell’esercito al tempo della Repubblica Democratica dell’Afghanistan, Farhad vive il rovesciamento di potere, cresce con aspirazioni da mujaheddin e assiste infine agli scempi dei Talebani, con le lapidazioni negli stadi, il forzato indottrinamento al fondamentalismo e l’imbarbarimento culturale.
E ora, dopo la partenza delle forze internazionali e il ritorno dei Talebani, cosa ne sarà di un Paese sconquassato e sanguinante? Diritti civili, parità di genere, libertà individuali, fino a ieri prospettive concrete per i nati nel nuovo millennio, si ritrovano sospesi davanti a un futuro più che mai incerto.
Di sicuro, alimenteranno ancora lunghe e toccanti pagine di narrativa.
Assunta Saragosa
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