I capolavori del novecento siciliano saranno esposte a Noto dal 4 febbraio al 30 ottobre 2020 per raccontare l’importante ricerca artistica che ha influenzato la cultura dell’intero novecento fino ai giorni nostri. Presente anche la “Vucciria” di Renato Guttuso, che lascia Montecitorio per approdare a Noto
NOTO (SR) – Un secolo di arte siciliana vuol dire, in larga misura, un secolo di arte italiana” – dice Vittorio Sgarbi. Non è lo stesso per quasi nessun’altra regione, non per l’Emilia Romagna, nonostante Morandi e De Pisis; non per la Toscana, nonostante Soffici e Rosai; non per Roma, nonostante le due scuole romane. La Sicilia del novecento, sia in letteratura che nelle arti figurative, ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito in modo determinante a delineare l’identità prevalente della cultura italiana. Sotto il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Siciliana e del Comune di Noto, la mostra è prodotta da Mediatica e organizzata da Sicilia Musei, che vanta una lunga esperienza nelle mostre in Sicilia.
Quando, nel 2003, Vittorio Sgarbi scandagliava con occhio attento e curioso il patrimonio pittorico e scultoreo italiano nella “ricerca di un’identità” artistica nazionale, vi comprendeva anche la Sicilia, di cui, come è suo gusto, cercava e indagava personalità nascoste e pur sorprendenti. Offrì, allora, un panorama inedito e affascinante. E ne raccolse numerose, giungendo fino alle ultime generazioni, nel 2014, con la prima edizione di Artisti di Sicilia, che attraversò con un grosso bagaglio di opere, una buona parte dell’isola da Favignana a Palermo, fino a Catania. Un’esperienza che raccolse ben 60.000 visitatori, in soli sei mesi, nelle tre sedi.
Oggi, Artisti di Sicilia viene riproposta a Noto variandone, in parte, il panorama con eliminazioni e aggiunte di nomi e con opere diverse degli stessi artisti, per ribadire e sottolineare, ancora una volta, l’ampiezza, la varietà e la forza del genio artistico dell’isola. Sgarbi ha allargato al massimo, numericamente, nelle generazioni e nella diversità degli “esercizi di stile”, il panorama, offrendo al numeroso pubblico dei visitatori una rara occasione per vedere raccolte insieme prove significative ormai storicizzate, sia dei più noti maestri, sia di personalità defilate, ma non ignorabili, e dei più giovani artisti, spesso costretti a una diaspora o ad un isolamento, che non ne ha consentito una pronta conoscenza. Obiettivo: una lettura pressoché unitaria, complessiva dell’arte siciliana, nel cui eclettismo predomina, per lo più, un fil rouge, quello del realismo, della figurazione che, ad eccezione di alcune parentesi di sperimentalismo innovativo, non trova ostacoli nel suo percorso.
Un realismo, però, che agganciandosi a questi stimoli di innovazione e alle personali fantasie immaginative, perviene a interpretazioni sempre nuove, segnate dal sigillo delle singole personalità. Figura, Ritrattistica, Interni, Paesaggismo, Nature morte sono i maggiori ambiti di riferimento di questo realismo, su cui si sono cimentati e si cimentano ancora in molti: il nodo di una rete, in cui confluiscono le testimonianze creative delle più importanti personalità artistiche dell’isola.
Da ritorno all’ordine, tra la fine degli anni Venti a tutto il decennio degli anni Trenta, e nell’affacciarsi dei primi tragici anni Quaranta, per la maggioranza degli artisti si era suggellata la fine del rapporto con l’Avanguardia, la quale, nelle ultime sue propaggini, aveva imboccato anch’essa i sentieri dell’interiorità. Il ritorno alla poesia dell’intimo sembra quasi obbligato allora, e le scene da lessico familiare appaiono componenti interscambiabili di un’arte pacificata, che cerca equilibrio tra modernismo internazionale e tradizione. E i giovani artisti dell’isola, “incontentabili ricercatori di valori pittorici” (Pippo Rizzo, Giovani Pittori e Scultori Siciliani. Catalogo della Mostra, Roma, 1929), finiscono con l’esporre a Milano e a Roma, esportando novità di idee e di segni. “Guttuso ci apparve come un contatto mitico, sorprendente, con un territorio ignoto ed evocante…”, scrive Raffaele De Grada nel 1932, e Leonardo Sinisgalli, nel 1934 (4 siciliani al Milione, in L’Italia letteraria, 9 giugno 1934) confessa con stupore, a proposito del Gruppo dei Quattro: “Hanno forse il diavolo in corpo”; mentre Raffaello Giolli (Sei pittori siciliani a Milano, in Il Giornale d’Italia, 24 giugno1932), si chiede: “Perché mai la loro dovrebbe essere soltanto pittura siciliana?”.
Poi, dal dopo-guerra a oggi, è stato tutto un susseguirsi di sperimentalismi e di ritorni figurali, di oscillazioni del gusto, che negli anni Sessanta-Settanta sono declinati verso una critica pungente contro la società del falso benessere, e in anni successivi, permesso soluzioni formali spesso sorprendenti. Proprio oggi, sembra che l’artista ondeggi in un mare agitato, senza direzioni sicure, senza poetiche meditate, senza mete. Perfino in quella che è ritenuta l’arte alla moda, la Street Art, la sua persona si defila, spesso senza lasciare traccia, pur regalando a tutti i suoi sms inequivocabili. Un’arte effimera, tuttavia, come effimera è spesso la realtà odierna, in cui la comunicazione rapida e immediata, il più delle volte confusa, non lascia segni duraturi e salvifici.
Noto, capitale del barocco e patrimonio mondiale dell’UNESCO, che ha fatto la scelta precisa di trasformarsi in una città d’arte, ha deciso di diventare, per tutto il 2020, la casa degli artisti siciliani. Pittori, scultori, fotografi, poeti, musicisti e scrittori troveranno spazi e opportunità per raccontare un secolo di arte siciliana. La città netina ha sviluppato, negli anni, un progetto completo costituito non soltanto dalle mostre, ma da percorsi culturali globali che hanno costruito un brand fortemente riconoscibile. La città ha già, nelle sue sinuose architetture e nella sua storia, quei requisiti che possono deputarla al ruolo di città d’arte diventando, in qualche modo, la casa naturale degli artisti e meta preferita per dare impulso al turismo culturale.
La mostra Novecento – Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Guccione, a cura di Vittorio Sgarbi, è un tributo alla Sicilia, ai siciliani e alla sicilitudine, e s’innesta perfettamente nel ciclo quinquennale, che ha visto Noto diventare palcoscenico di grandi mostre d’arte. Tali grandi mostre sono una parte del progetto culturale di Noto, che dispone di un palinsesto di assoluto valore e interesse a partire dalle chiese, dai monumenti, dai palazzi nobiliari, dai musei, tra i quali quello archeologico, che sarà riaperto quest’anno dopo trent’anni di oblio. Esso diventerà un contenitore di elevato prestigio internazionale, hub per mostre temporanee in collaborazione con tutti i grandi musei del mondo.
La recente candidatura di Noto, e dell’intera Val di Noto, a capitale della cultura, ha innescato, sul territorio, quelle sinergie idonee a concepire un progetto più vasto, offrendo un’identità a questa città e a un distretto intero, che può e deve incidere in modo deciso sullo sviluppo economico della città netina.
Gennaio, febbraio, marzo: lunedì – domenica, 10.00 –18.00 (ultimo biglietto alle 17.00)
Aprile, maggio, giugno: lunedì – venerdì 10.00 – 20.00 (ultimo biglietto alle 19.00), sabato e domenica, 10.00 – 23.00 (ultimo biglietto alle 22.00)
Luglio, agosto e settembre: lunedì – domenica 10.00 – 24.00 (ultimo biglietto alle 23.00)
Ottobre: lunedì – domenica 10.00 – 20.00.
Intero: € 12,00
Ridotto: € 7,00 (stampa, over 65, gruppi di almeno 6 persone)
Ridotto plus: € 6,00 (universitari, ragazzi fino ai 18 anni, residenti)
Ridotto scuola: € 4,00
Omaggi per: disabili con accompagnatore, membri ICOM, giornalisti (previo accredito), bambini fino a sei anni non compiuti, guide turistiche, e fino a due insegnanti accompagnatori delle Istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.
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