È ormai diffusa su tutti i giornali italiani e stranieri la notizia recente della strage degli ulivi pugliesi, di cui il virus della Xyleilla è responsabile nel Sud Italia. Si tratta, nello specifico, di un batterio «fastidioso», così come è stato definito da un rapporto redatto dalla Regione Toscana, che attacca lo xilema delle piante e provoca il disseccamento degli ulivi fino alla perdita della corteccia. La Puglia è chiaramente allarmata, dal momento che in Salento, nel sud della regione, più di un milione di ulivi sono già stati uccisi dal virus. Inoltre, poiché la stessa area territoriale rappresenta il 10% della produzione nazionale di olio d’oliva, è comprensibile la richiesta dei coltivatori pugliesi di invocare lo stato di calamità.
A dire il vero, la prima pianta di ulivo colpita dal virus della Xxyleilla si trovava nelle terre di Gallipoli circa un anno e mezzo fa; si trattava proprio di un caso di disseccamento e morte della pianta, dovuti all’attacco letale di tale batterio. È quanto emerge dalle documentazioni in possesso della Procura di Lecce, chiamata ad indagare sulla catastrofe abbattutasi nelle campagne salentine. A tal proposito, dalle prime indagini è emerso che il problema della possibile diffusione massiva del virus era già stato sollevato in occasione del primo caso di pianta infetta e che la Regione Puglia aveva prontamente stanziato dei fondi per intervenire. Come mai, allora, da una pianta malata si è arrivati oggi ad un milione di ulivi infetti?
I sospetti che dietro tale catastrofe naturale ci possa essere la mano dell’uomo sono sempre più forti. Secondo i ricercatori di un capro espiatorio, la causa dell’epidemia tra gli ulivi si dovrebbe individuare proprio laddove il virus ha origine, vale a dire in Sud America. La Xyleilla, infatti, è un batterio trasportato da una cicala che secondo il Corpo Forestale pugliese dovrebbe provenire dal Costa Rica e, secondo altri studiosi del settore, come la scrittrice Isha Babaji, il virus deriverebbe proprio dalla mano dell’uomo. Più precisamente, secondo l’esperta «la Xylella non c’entra nulla con la morte degli ulivi. La vera causa sono i pesticidi e gli infiniti trattamenti chimici che avvelenando le piante ne riducono le difese immunitarie rendendole vulnerabili agli attacchi dei batteri».
Attualmente, per fronteggiare l’avanzata incalzante del batterio “fastidioso”, l’unica soluzione sembrerebbe quella proposta dalla Commissione UE, cioè «l’espianto delle piante in un’area significativa del Salento» in modo che si possano eliminare tutti gli ulivi infetti ed evitare, così, il contagio nel resto del continente. Intanto, gli olivicoltori pugliesi sono in ginocchio e sperano in un’altra soluzione che possa salvare gli alberi secolari e, con essi, il loro lavoro.
Ester Sbona
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