L’imprenditore Flavio Briatore, circa tre giorni fa, ha provato a difendere la sua pizza dal costo esorbitante di € 65. Per motivarlo ha sferrato un colpo verso le pizze “economiche”.
In uno dei suoi post su Instagram, Briatore, ha dichiarato: “Come fanno a vendere una pizza a 4 e 5 euro? Cosa mettono dentro queste pizze? Se devi pagare stipendi, tasse, bollette e affitti i casi sono due: o vendi 50mila pizze al giorno o è impossibile. C’è qualcosa che mi sfugge…”.
L’imprenditore piemontese, in un lungo video postato su Instagram, spiega che il costo della sua pizza è giustificato dalle materie prime che utilizza. Se vengono scelti solo ingredienti di ottima qualità e si devono pagare stipendi, affitti e tasse è impossibile far pagare meno.
Briatore, che fino a qualche settimana fa è stato al centro di un’altra polemica (quella sul lavoro e sui giovani), questa volta è stato contestato per i prezzi della pizza nella sua catena “Crazypizza“.
Ma le parole sicuramente più difficili da digerire sono quelle che riserva ai pizzaioli: “Aggiungo che Crazy Pizza non ha lievito, per cui non fermenta, a differenza di questi miei amici pizzaioli che dicono che è troppo sottile. E ti danno una mattonata di pizza con all’interno un laghetto di pomodoro ed è finita qui (…). Noi vogliamo la qualità, questo è il ragionamento di base”.
Il ragionamento di Briatore si sofferma poi sulle sue doti da imprenditore di successo e “genio”, così dichiarato da lui stesso, affermando che sia sempre in overbooking e che questa sia tutta pubblicità in suo favore.
La risposta dei napoletani, che l’argomento pizza lo hanno nel sangue, non si fa attendere. Alcuni dei commenti sui social dicono: “Tesoro tu ragioni con i soldi che hai, che ti hanno dato al cervello. Probabilmente nella tua città ci sono tutti ricconi che si possono permettere queste cifre…”. Oppure, “Si vabbè, inaccettabile che una pizza costa così tanto da lei Flavio, una pizza è sempre una pizza, anche nel suo locale esclusivo e chic”.
Ma la vera stangata è quella che arriva da Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale e Presidente della Commissione Agricoltura, affermando che “la pizza sia nata come un piatto povero e non per cafoni arricchiti”. Invitando lo stesso Briatore a farsi dare delle lezioni dai pizzaioli napoletani, dai quali, forse, potrebbe apprendere i trucchi del mestiere e soprattutto come rendere la pizza alla portata di tutti. Chiudendo con un augurio, che Briatore continui liberamente con i suoi affari senza però dare lezioni a chi rappresenta storia e il successo di questo prodotto.
Nei suoi locali, Flavio Briatore ci ha abituati allo sfarzo, al lusso e a una clientela d’elite. In questa vicenda, però, colpisce come un prodotto povero come la pizza, che proprio il popolo ha creato, sia diventato un piatto glamour con ingredienti internazionali dai prezzi altissimi. La pizza è nel dna di ogni italiano, da nord a sud passando per il centro.
Sappiamo che per aprire un’attività di successo non basta solo la fortuna e che dietro ci sia una notevole ricerca di ingredienti e ricette. Ma esistono concetti come la pizza, da sempre piatto accessibile che trovano ricchezza nella loro essenza.
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